Lavoro, ridurre l'orario per aumentare l'occupazione

La proposta è del nuovo presidente dell’Inps, Pasquale Tridico: "Ultima riduzione nel 1969, sarebbe leva per redistribuire ricchezza"

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L’idea è indubbiamente affascinante. Lo è un pò meno constatare che il ricorso sistematico alle stesse idee sembra denunciare l’assoluta carenza di nuovi concetti.

Lascia piuttosto perplessi anche la spiegazione del ragionamento fornita da Tridico. Se l’obiettivo è aumentare l’occupazione ciò non accadrà riducendo l’orario di lavoro, sebbene possa sembrare controintuitivo. Se, invece, l’obiettivo è migliorare la qualità della vita dei cittadini facendoli lavorare meno, allora se ne può parlare ma il paese ha ora altre urgenze.

Tra queste, quella di aumentare la produttività, che negli ultimi anni è cresciuta pochissimo. Il che ci porta dritti al secondo errore di Tridico. Anche volendo, la dinamica della produttività è proprio uno dei talloni d’Achille dell’economia italiana.

Ha, invece, ragione il neo presidente dell'Inps quando sostiene che la riduzione dello stato sociale, dell'occupazione pubblica e dell'intervento dello Stato nell'economia non conduce verso una maggiore crescita.

Lavoro, ridurre l'orario per aumentare l'occupazione
Pasquale Tridico

Lavorare meno, lavorare tutti. Guarda a uno degli slogan più noti degli anni '60 e '70 il neo presidente dell'Inps Pasquale Tridico.

In una lezione sulle diseguaglianze nel capitalismo finanziario alla facoltà di economia della Sapienza, Tridico ha infatti sottolineato che "la riduzione dell'orario di lavoro, a parità di salario, è una leva per ridistribuire ricchezza e aumentare l'occupazione”.

Tridico, poi, offre una spiegazione: “Siamo fermi in Italia all'ultima riduzione dell'orario dal 1969 e ora andrebbe fatta. Gli aumenti di produttività vanno distribuiti o con salario o con un aumento del tempo libero. In quest'ultimo caso aumenterebbe l'occupazione".

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