I nuovi palestinesi sono indiani

Dopo gli attacchi del 7 ottobre e la sospensione dei permessi di lavoro ai palestinesi, Israele soffre di carenza di manodopera. Così, grandi sessioni di reclutamento vengono organizzate in India

I nuovi palestinesi sono indiani

L’India, che si vanta di essere la quinta potenza economica mondiale davanti al Regno Unito (nonché il paese più popoloso al mondo), è segnata da una disoccupazione cronica. Milioni di persone non riescono a trovare un lavoro stabile e a tempo pieno. Quasi il 22 per cento dei dipendenti indiani sono lavoratori occasionali, il cui reddito medio mensile non raggiunge nemmeno i 90 euro.

A soffrire di questa piaga sono soprattutto i giovani, milioni dei quali ogni anno entrano nel mercato del lavoro. Secondo il rapporto sull’occupazione dell’Università Azim Premji di Bangalore, la disoccupazione colpisce il 15 per cento dei laureati di tutte le età e circa il 42 per cento dei laureati sotto i 25 anni.

Allo stesso tempo, dopo gli attacchi del 7 ottobre e la sospensione dei permessi di lavoro concessi ai palestinesi, Israele soffre di carenza di manodopera. Così, grandi sessioni di reclutamento vengono organizzate in India, la cui economia resta gravata (come detto) da un elevato tasso di disoccupazione.

Gli stipendi offerti dai reclutatori israeliani superano i 1.500 euro al mese. Un compenso irrinunciabile rispetto ai salari irrilevanti offerti dal mercato del lavoro nel Subcontinente.

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