Il Pil sale e la disoccupazione scende, ma i salari sono quasi fermi. Dove si rompe l'equilibrio?

Negli ultimi due anni il Pil ha accelerato e la disoccupazione è sensibilmente diminuita. Ma a ciò non è corrisposto un adeguamento degli stipendi. Il caso delle prime tre economie europee

Il Pil sale e la disoccupazione scende, ma i salari sono quasi fermi

I salari sono fermi al palo e la classe media indietreggia sempre più. Nell’eurozona le retribuzioni sono aumentate meno della produttività, sia prima che dopo la crisi. Negli ultimi due anni il Pil ha accelerato e la disoccupazione è sensibilmente diminuita. Ma a ciò non è corrisposto un adeguamento degli stipendi. Dal 2013 il Pil pro capite è cresciuto in media dell'1,2% all'anno, mentre i salari reali sono aumentati solo dello 0,7%.

Disallineamento tra produttività e salari

Potremmo fermarci qui con l’analisi e, legittimamente, concludere che i salari sono saliti meno della produttività, spiegando il trend con il fatto che il valore aggiunto per ora di lavoro è si aumentato, ma è rimasto comunque inferiore all’incremento del Pil, determinando un gap tra produttività e salari osservabile sin dal 1999. Ma questa è solo metà della storia. Gli andamenti nazionali delle prime tre economie dell’eurozona raccontano dinamiche e storie differenti.

Berlino

La Germania anche stavolta fornisce un esempio. Mentre la produttività del lavoro è cresciuta al ritmo dell'1,6% l'anno tra il 1999 e il 2007, i salari reali sono diminuiti. Nei primi anni 2000 il paese era noto come il malato d'Europa, tormentato da un’alta disoccupazione e bassa crescita. Poi, le riforme che ne sono seguite hanno fatto si che il cuneo tra produttività e sviluppo salariale restasse intatto fino ad oggi.

Parigi

Al contrario, la Francia ha sperimentato uno sviluppo più allineato tra produttività e salari nel periodo osservato, almeno fino al 2008, quando la produttività ha iniziato a rallentare. La ripresa francese post-crisi è stata più debole rispetto a quella tedesca e alla media dell’eurozona, mentre le retribuzioni sono cresciute più rapidamente dell'economia per gran parte del periodo successivo al 2008.

Roma

Tra i tre paesi, l'Italia è l'unico con un Pil pro capite nel 2017 inferiore a quello del 1999 e, come la Germania, la terza economia europea è andata incontro a un periodo di bassa crescita nei primi anni 2000. La differenza cruciale con Berlino e Parigi è stata, tuttavia, che anche il valore aggiunto ha registrato un livello modesto: +0,3% annuo tra il 1999 e il 2008. L'effetto è che i salari reali rilevati nel 2017 hanno messo in evidenza un modesto incremento pari al 3,2% rispetto ai livelli del 1999. D'altronde la ripresa economica in Italia è rimasta debole, come dimostrano il Pil pro capite, ancora nove punti percentuali al di sotto del livello del 2007, e la lenta crescita della produttività.

Reazioni differenti agli shock esogeni

La Germania pre-crisi ha tagliato i salari reali alla luce della crisi economica, favorendo l'allargamento della forbice con la produttività, a differenza di Francia e Italia. Nei due paesi transalpini la modesta dinamica del valore aggiunto non ha creato rilevanti problemi in quanto nel 1999 - all'inizio del periodo di osservazione - erano comunque al di sopra della media europea. Difficoltà, invece, le ha portate in Italia, che soffre strutturalmente di bassa produttività, con il risultato che anche i salari sono modesti e fermi.

Ue

Le dinamiche analizzate nei tre paesi evidenziano ancora una volta reazioni differenti di fronte ai medesimi shock esogeni. Un motivo in più per rafforzare l'Ue?

Fonte
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