La Spagna prova a dire addio al lavoro temporaneo e precario

Via libera alla riforma del lavoro: le nuove regole limitano drasticamente il ricorso ai contratti a tempo determinato e rivalutano la contrattazione collettiva

Madrid prova a dire addio al lavoro temporaneo e precario

Il Governo del socialista Pedro Sanchez ha raggiunto l’accordo con imprese e sindacati sulla riforma del mercato del lavoro. Via libera dunque al testo che, rivedendo le regole introdotte dai Popolari nel 2012, limita drasticamente il ricorso ai contratti a tempo determinato e rivaluta la contrattazione collettiva, senza togliere flessibilità alle imprese. Dopo quasi un anno di confronti è stata così raggiunta l’intesa per la riforma del mercato del lavoro che l’Ue aveva chiesto alla Spagna. Il che apre le porte alla terza tranche di 12 miliardi di euro del Recovery Fund.

“Chiudiamo il 2021 rispettando l’impegno del Governo: una nuova legislazione sul lavoro che recupera i diritti e difende la dignità del lavoro. Questo è l’inizio della fine delle anomalie del mercato del lavoro legate al lavoro temporaneo e precario”, ha detto Yolanda Diaz, ministra del Lavoro. “L’intesa ci permette di promuovere una ripresa più sostenuta nel tempo e più equa”, ha aggiunto Nadia Calvino, ministra dell’Economia.

È la prima riforma del mercato del lavoro degli ultimi trent’anni che riceve il sostegno di tutte le parti sociali in un paese dove più del 25% dei lavoratori hanno contratti a tempo determinato (con percentuali molto più elevate nelle attività legate al turismo e nelle costruzioni). Allo stesso tempo, il tasso di disoccupazione spagnolo è tra i più alti del continente: il 14,57% nel terzo trimestre, sul totale della popolazione attiva, e il 31,15% tra i giovani con meno di 25 anni.

La riforma prevede che tutti i contratti di lavoro siano a tempo indeterminato, con due eccezioni: le esigenze produttive e la sostituzione di altri lavoratori. In ogni caso non potranno durare più di sei mesi (o un anno in presenza di accordi collettivi) e potranno essere utilizzati dalle imprese per non più di 90 giorni in un anno. Vengono inoltre introdotti limiti ai subappalti e sanzioni più pesanti per le violazioni. Le nuove regole restituiscono un ruolo più forte ai sindacati: le aziende manterranno infatti il diritto alla flessibilità dell’orario di lavoro, ma i salari saranno fissati da accordi settoriali, non aziendali.

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