.jpg?box=650x850)
Il governo guidato da Friedrich Merz ha approvato la “Legge per un livello stabile delle pensioni”, un provvedimento che fissa l’assegno previdenziale al 48% dello stipendio medio fino al 2040. Una mossa dal costo stimato di 200 miliardi di euro, resa possibile dalla solidità dei conti pubblici tedeschi dopo anni di austerità.
La contro-riforma che ignora i numeri
La ministra del Lavoro Baerbel Bas (SPD) ha voluto un sistema che aggancia gli aumenti delle pensioni a quelli degli stipendi, sospendendo fino al 2031 il “fattore di sostenibilità” — il meccanismo che, in base a parametri demografici ed economici, frenava la crescita degli assegni. Solo questa scelta costerà 130 miliardi, cui si aggiungono 70 miliardi per la “Muetterrente”, l’aumento degli assegni per le madri con figli nati prima del 1992.
Obiettivo: evitare la povertà tra gli anziani
Secondo Bas, la riforma è “un messaggio chiaro a tutte le generazioni” e garantirà una pensione “stabile ed equa”. L’intento è impedire che gli anziani scivolino sotto la soglia di povertà, ma diversi economisti avvertono che si tratta di un provvedimento miope che peggiora la sostenibilità del sistema.
Il nodo dell’età pensionabile
Per la ministra dell’Economia Katherina Reiche (CDU), l’unico modo per ridurre il peso sulle casse dello Stato sarebbe alzare l’età pensionabile da 67 a 70 anni. Una proposta respinta con forza dalla SPD.