
Keir Starmer punta il dito contro alcune università britanniche accusate di facilitare richieste d’asilo mascherate da percorsi di studio. Il problema? Studenti stranieri che, una volta arrivati con un visto temporaneo, inoltrano domanda d’asilo per restare nel Paese, spesso a spese dello Stato. Solo nel 2024 i casi sospetti sarebbero stati oltre 16mila.
La nuova linea dura del governo: niente più “porte di servizio”
Secondo il Times, il governo britannico è pronto a introdurre sanzioni pesanti per gli atenei inadempienti. Se meno del 95% degli studenti iscritti non parteciperà regolarmente alle lezioni, o se il 90% non concluderà gli studi, scatteranno restrizioni sulle future iscrizioni dall’estero, fino al blocco totale del reclutamento. Una misura che rischia di travolgere l’intero sistema accademico.
Il paradosso: gli studenti stranieri tengono in piedi gli atenei
Ad eccezione delle élite come Oxford e Cambridge, la sopravvivenza finanziaria di molte università britanniche dipende proprio dalle rette pagate dagli studenti internazionali, che versano fino a quattro volte di più rispetto agli inglesi. Solo nel 2024, oltre 732mila studenti stranieri hanno garantito 12,1 miliardi di sterline alle casse degli atenei: circa un quarto dei ricavi totali del sistema universitario.
Educazione o immigrazione mascherata? La polemica è servita
Starmer, da poco insediato, sembra voler marcare una svolta netta anche sul fronte migratorio, inseguendo un’agenda più severa. Ma la mossa rischia di trasformarsi in un boomerang per un settore strategico per l’economia nazionale, oltre che simbolo dell’apertura culturale britannica. La guerra alle “università scorciatoia” è appena iniziata. E promette di far discutere.