Il consumo di carburante scende? BP, ExxonMobil e Shell puntano sulla plastica

Tra la domanda di carburante depressa dal coronavirus e la guerra dei prezzi tra i paesi produttori, le entrate dell’industria dei combustibili fossili sono sempre più incerte. La produzione di plastica è aumentata di circa 200 volte dal 1950, ma solo il 9% è stata riciclata. E nonostante i suoi numerosi usi, la proliferazione della plastica non sembra guidata dalla domanda

Il consumo di petrolio scende? I ‘Big Oil’ puntano sulla plastica

Mentre i parchi eolici, gli impianti solari e le auto elettriche minacciano la domanda di combustibili fossili, le ‘Big Oil’ stanno scommettendo su qualcos’altro: la plastica. Le multinazionali interessate sono quelle del calibro di BP, ExxonMobil e Shell.

I prodotti petrolchimici, che costituiscono il 99% di tutte le materie plastiche e sono derivati da petrolio e gas fossile, li troviamo dappertutto: vestiti, carta, fertilizzanti, prodotti per la pulizia e, persino, conservanti alimentari e medicine. E stanno rapidamente diventando il principale fattore trainante del consumo mondiale di petrolio. Secondo un rapporto dell'Agenzia internazionale per l'energia, rappresenteranno un terzo della crescita della domanda di greggio fino al 2030 e metà della crescita fino al 2050.

Con la richiesta di carburante depressa dal coronavirus e la guerra dei prezzi tra i paesi produttori, le entrate dell’industria dei combustibili fossili sono sempre più incerte. Ecco perché i Big Oil hanno ben pensato di puntare sui prodotti petrolchimici per un mercato che - secondo alcuni analisti - è già saturo.

La produzione di plastica è aumentata di circa 200 volte dal 1950, ma solo il 9% è stata riciclata, secondo uno studio pubblicato sulla rivista Science Advances nel 2017. Il resto dei rifiuti è stato bruciato, gettato nelle discariche o peggio abbandonato in natura.

C'è poi un altro problema. Nonostante i suoi numerosi usi, la proliferazione della plastica non sembra stimolata dalla domanda. Un esempio è offerto dal mercato delle materie plastiche monouso. Gran parte di tale aumento non è guidato dalla richiesta dei consumatori, ma dalla necessità di scaricare l’eccesso di offerta.

Intanto l’aumento dei materiali alternativi e lo spostamento verso modelli di economia circolare stanno mettendo sotto pressione i grandi produttori petrolchimici. E non si parla soltanto delle cosiddette ‘economie avanzate’. In Africa, 34 paesi (su 54) hanno vietato o tassato la plastica monouso. Cina e India hanno in programma di eliminarli entro il 2022.

Fonte
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