India e Pakistan, scenario da “guerra dell’acqua”

Il mondo ha scoperto da tempo il binomio tra cambiamenti climatici e conflitti. Ma ora si profila una guerra, ben più pericolosa, legata all’acqua che potrebbe coinvolgere India e Pakistan. Ed entrambi i paesi hanno armi nucleari

India e Pakistan, scenario da “guerra dell’acqua”

Cambiamento climatico e guerra. Un binomio che il mondo ha già avuto modo di conoscere. Yemen, Somalia e Siria sono tra i paesi in cui il surriscaldamento del Pianeta è da molti considerato come la principale causa di brutali conflitti. E, sebbene l’attenzione mediatica sulle guerre scatenate dal “climate change” sia concentrata in Africa e Medio Oriente, uno scontro sulle risorse idriche potenzialmente ancora più pericoloso potrebbe profilarsi tra India e Pakistan. Questo perché i due Stati asiatici hanno qualcosa in comune: sono aspri rivali nell'accesso all’acqua ed entrambi dispongono di armamenti nucleari.

Ma come in ogni storia che si rispetti, c’è un passato da considerare. I due paesi hanno siglato il “Trattato sull'acqua dell'Indo” nel 1960. È da allora che il fiume Indo e i suoi maggiori affluenti, che scorrono dall'India verso il Pakistan attraverso la contesa regione del Kashmir, sono accuratamente spartiti. Ora antichi dissapori potrebbero riemergere. Ecco perché la disputa sul Kashmir – una regione dove da più di mezzo secolo si alimenta la tensione tra Nuova Delhi e Islamabad - è strettamente correlata all'acqua. Entrambi i paesi rivendicano l'intera area, ma ognuno ne controlla solo una parte. Così, dopo anni di seppur precario ma efficace equilibrio, il trattato firmato nel 1960 potrebbe essere giunto al capolinea. All’epoca non si poneva il problema del cambiamento climatico, mentre è stato chiaro sin dall’inizio quanto fosse strategica quella risorsa idrica. Per il Pakistan è un'ancora di salvezza: la popolazione dipende dall’Indo, che approvvigiona anche il 90% del settore agricolo domestico. E, in più, il Fondo Monetario Internazionale per il 2018 classifica il Pakistan al terzo posto tra gli Stati che hanno affrontato gravi carenze idriche. Questo spiega (in parte) perché Islamabad vuole evitare un conflitto che la lascerebbe disperatamente assetata e non avrebbe altra scelta che importare beni alimentari soltanto da pochi acquistabili.

I rapporti tra i due paesi sono divenuti più critici già nel 2016, quando l’India è stata sul punto di stracciare il Trattato a causa di un attacco sferrato contro l'esercito indiano nel Kashmir amministrato da Nuova Delhi nel settembre di quell'anno. C’è, tuttavia, una superpotenza che potrebbe venire in soccorso del Pakistan: è la Cina. Infatti, tutti e tre i paesi condividono la catena himalayana e sono attratti dallo scioglimento dei ghiacciai. E l’India rischia di ricevere dalla Cina lo stesso trattamento che il Subcontinente ipotizza di riservare al Islamabad. La terza economia asiatica, dopo Cina e Giappone, sa dunque di non poter esagerare nel cercare un accesso a risorse idriche sempre più a monte con l’obiettivo di controllare lo scioglimento dei ghiacci. Quantomeno fino a quando ci sarà ghiaccio pronto a diventare “oro trasparente”. A quel punto il conflitto, che rischia di scoppiare in Asia, probabilmente non cesserebbe ma non sarebbe più una “guerra dell’acqua”.

Questo articolo è stato precedentemente pubblicato su LA STAMPA

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