Piante intelligenti che estraggono i metalli dal terreno

Giù dal piedistallo. L’intelligenza umana non è unica, sembrano essercene diversi tipi, ciascuna con punti di forza, competenze e congruità proprie

Piante intelligenti che estraggono i metalli dal terreno

Nel nord della Grecia, precisamente nella regione dell’Epiro, qualcuno coltiva metallo e sta sperimentando tre tipi di arbusti che gli scienziati hanno definito iperaccumulatori: piante che si sono evolute sviluppando la capacità di prosperare su terreni ricchi di metalli tossici per la maggior parte degli altri esseri viventi. Queste piante riescono a estrarre il metallo dal terreno e lo immagazzinano nelle foglie e negli steli.

Oltre a fornire una fonte di metalli rari – in questo caso nickel, ma sono stati trovati iperaccumulatori, tra gli altri, anche per lo zinco, l’alluminio, il cadmio, l’oro – queste piante apportano attivamente dei benefici al pianeta perché rendono il terreno adatto ad altre colture e intrappolano l’anidride carbonica nelle radici.

Le tre piante - Alyssum murale, Leptoplax emarginata, Bornmuellera tymphaea - su cui si stanno conducendo esperimenti in Grecia sono endemiche nella regione. Ma le piante iperaccumulatrici non sono gli unici esseri non umani da cui potremmo imparare qualcosa. Pensiamo per esempio ai funghi mucillaginosi che sembrano capaci di risolvere alcuni problemi matematici, come quello del “commesso viaggiatore” – un test per trovare il percorso più breve tra diverse città – in modo più rapido di quanto sia mai riuscito a fare un qualsiasi supercomputer creato dagli esseri umani.

È stato dimostrato che mucche, pecore, cani e altri animali sono in grado di prevedere i terremoti, che calamari e gamberi diffondono i neuroni nei loro corpi così da consentire agli arti di agire autonomamente da una mente che li controlla dal centro, che i ragni immagazzinano informazioni nelle loro tele, usandole come una sorta di intelligenza estesa. Inoltre le piante sentono e ricordano. In un esperimento è stata dimostrata la loro capacità di rispondere con difese chimiche al suono specifico dei bruchi che masticano le foglie, anche se viene trasmesso da un registratore.

E dal sottosuolo delle foreste sappiamo dei commerci e delle conversazioni intrattenuti da alberi che scambiano sostanze nutritive e informazioni tra famiglie e specie attraverso le reti di funghi. In altri termini, dalla ricerca scientifica sta dunque emergendo una nuova idea di intelligenza: l’intelligenza umana non è unica, ma sembrano esserci diversi tipi di intelligenza. Che vale la pena di proteggere.

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