Ecco quanti utili spostano nei paradisi fiscali le banche europee

Secondo una ricerca di Eu Tax Observatory i 36 maggiori istituti di credito europei dal 2014 producono (virtualmente) ogni anno in media 20 miliardi di euro di profitti nei Paesi a fiscalità agevolata

Ecco quanti utili spostano nei paradisi fiscali le banche europee

Quanto poggiano i propri affari nei paradisi fiscali le principali banche europee? Questa è la domanda che si sono posti i ricercatori dell’Eu Tax Observatory, un laboratorio di ricerca indipendente finanziato dall’Ecole d’economie di Parigi e dalla Commissione europea, in un inedito report nel quale analizza l’evoluzione dell’attività dei maggiori istituti di credito europei dal 2014 al 2020, da quando cioè sono disponibili i dati spacchettati per Paese.

La ricerca si è concentrata su 17 paesi intesi come paradisi fiscali: Bahamas, Bermuda, Isole Vergini britanniche, Isole Cayman, Guernsey, Gibilterra, Hong Kong, Irlanda, Isola di Man, Jersey, Kuwait, Lussemburgo, Macao, Malta, Mauritius, Panama e Qatar. Tra questi, l’aliquota fiscale più alta si trova in Lussemburgo (15%), mentre Bermuda, Panama, Isole Vergini britanniche e Isole Cayman hanno una fiscalità pari a zero.

Le banche europee sembrano dunque non voler rinunciare a un posticino in paradiso. Quello fiscale, si intende. L’evidenza empirica mostra che le 36 maggiori banche europee producono ogni anno in media 20 miliardi di euro di profitti proprio nei paradisi fiscali. O meglio, nei Paesi con fiscalità super-agevolata. La cifra equivale al 14% dei loro utili ed è generata da appena il 4% dei dipendenti degli istituti creditizi. E a godere delle aliquote fiscali più basse sono Barclays, Hsbc e NatWest Group (che fino allo scorso anno si chiamava Royal Bank of Scotland).

Il problema, dal punto di vista dell’elusione fiscale, non è pertanto collegato soltanto alle multinazionali Big Tech. Con l’aggravante che le banche europee, dopo la crisi del 2008, hanno ricevuto per essere salvate risorse finanziarie pubbliche pari alla bellezza di 1,5 trilioni di euro.

Come uscirne? Secondo l’Eu Tax Observatory, se i paesi si accordassero su una tassazione minima globale pari al 25%, anziché al 15% come stabilito lo scorso luglio, le 36 banche osservate si troverebbero a dover versare nelle casse statali dei Paesi europei circa 10-13 mld di tasse aggiuntive. Il montante scende a 6-9 mld con un’aliquota al 21% e a 3-5 mld con una tassazione al 15%. E il paese del Vecchio Continente a beneficiarne di più sarebbe il Regno Unito.

Cifre tutto sommato piuttosto modeste se si considera che, secondo Tax Justice Network, l’elusione fiscale vale a livello globale 427 mld l’anno.

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