
Le mosse commerciali imprevedibili di Donald Trump stanno destabilizzando i mercati globali. Un giorno impone dazi sull’acciaio europeo, il giorno dopo li minaccia di nuovo, poi fa marcia indietro… e infine raddoppia. In questo vortice di incertezza, una cosa è chiara: l’Europa non può più permettersi di contare su un’alleanza stabile con Washington. È il momento di rafforzarsi dall’interno.
All’Europa manca un vero “bene rifugio”
L’egemonia del dollaro permette agli Stati Uniti di mantenere un rapporto debito/PIL più alto di 25 punti percentuali rispetto a quello europeo, ma con lo stesso costo in interessi. Il motivo? I Treasury americani sono considerati da tutto il mondo l’asset più sicuro in assoluto. L’Europa, invece, non ha ancora costruito una valida alternativa. Ad oggi, i titoli comuni emessi dall’UE superano di poco i 1.000 miliardi di euro. Gli Stati Uniti, invece, vantano quasi 30.000 miliardi di dollari in obbligazioni federali.
Una proposta rivoluzionaria: rendere comune il 25% del debito nazionale
Olivier Blanchard (ex capo economista del Fondo Monetario Internazionale) e Ángel Ubide (Citadel) avanzano un’idea audace: trasformare il 25% del debito pubblico dei Paesi dell’eurozona in debito comune europeo. In totale, circa 3.000 miliardi di euro. Obiettivo: creare un mercato obbligazionario europeo profondo e liquido, capace di attrarre investitori globali e trasformare l’euro in una vera valuta di riserva alternativa al dollaro.
Perché questo è il momento giusto
Gli investitori stanno mettendo in discussione la solidità degli asset in dollari. Secondo Blanchard e Ubide, ora è il momento di agire: trasformare l’instabilità in strategia. Non a caso, anche il governatore della Banca d’Italia, Fabio Panetta, ha recentemente rilanciato un’idea simile: integrare maggiormente i debiti nazionali per rafforzare la sovranità finanziaria europea.
La posta in gioco: un cambiamento strategico
Se l’Europa adottasse questo schema di debito condiviso, ne deriverebbero minori costi di finanziamento per tutti i Paesi membri, mercati finanziari più robusti e un posizionamento internazionale rafforzato. In un mondo in cui il dollaro è sempre meno certo come punto di riferimento, l’Europa ha l’occasione di diventare protagonista.
Ma i “frugali” accetteranno?
La sfida politica resta enorme. Paesi come Germania, Olanda e Finlandia – i cosiddetti “frugali” – saranno pronti a farsi garanti anche per i debiti italiani o greci? La questione è controversa. Ma se l’Europa vuole davvero emanciparsi dalla dipendenza dal dollaro e proteggersi da nuove scosse in stile Trump, potrebbe non avere molte alternative.
Il dibattito è aperto. La posta in gioco è globale. E l’occasione? Forse irripetibile.