L'Argentina spera nell'aiuto dell'Fmi. Ma non è la sola economia in difficoltà

L'Argentina, in piena crisi, ha prima emesso un debito a 100 anni e, poi, ha chiesto 30 mld di dollari all'organizzazione di Washington

Il paese spera nell'aiuto dell'Fmi. Ma non è la sola economia in difficoltà

"Ci sono quattro classi di paesi: avanzati, in via di sviluppo, Giappone e Argentina". È una nota citazione del premio Nobel per l'economia, Simon Kuznets.

Giappone e Argentina: confronto impari

Nell'idea dell’economista il Giappone era riuscito a diventare la seconda potenza economica del mondo (oggi è la terza, dopo la Cina). L'Argentina, invece, aveva seguito esattamente il percorso inverso. Ma c'è qualcosa che non si può negare: la capacità del paese sudamericano di affascinare e generare aspettative.

Disillusione

Come 13 mesi fa, quando nelle riunioni primaverili dell’Fmi fu celebrato il ritorno dell'Argentina sui mercati. Tre mesi dopo, a luglio, il paese ha emesso un debito a 100 anni. E ora chiede 30 mld di dollari all’organizzazione di Washington.

Non solo Argentina

Nelle ultime settimane anche il debito dei paesi emergenti come Messico, Turchia, Russia e Indonesia ha, tuttavia, subito la pressione dei mercati. E non sembra essere una coincidenza il fatto che le turbolenze si siano scatenate proprio quando il bond decennale statunitense ha rotto la barriera psicologica del 3%. È stata la prima volta da dicembre 2013.

Perché aumenta la redditività?

L'aumento della redditività è dovuta al già programmato incremento dei tassi in interesse. Ma è anche una conseguenza dell'enorme emissione di debito della prima economia al mondo. Le previsioni per l'intero anno sono vertiginose: oltre il trilione di dollari.

Kuznets aveva torto

L’aumento dei rendimenti, tecnicamente, attira più investitori, che però lasciano i paesi come l'Argentina. In realtà sono anche altri a rischiare di restare vittime del deficit Usa. Tra questi, Sri Lanka, Pakistan, Egitto, Kenya e Tunisia. Ma, probabilmente, non durerà ancora a lungo. Infatti, al di la dei rendimenti dei titoli, il dollaro sta cominciando a perdere il suo storico appealing come valuta di riserva. Una cosa è, invece, certa. Kuznets non aveva ragione: l'Argentina non è un caso isolato.

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