Dal teorema del lampione alla “misura sbagliata delle nostre vite”. Addio a Fitoussi

Sul prodotto interno lordo diceva: “Sarebbe una misura economica utile se riuscisse almeno a rendere l’idea della distribuzione della ricchezza di una nazione. Però il Pil può avere segno positivo anche quando l’80% della ricchezza va all’1% della popolazione: ma quella non è una nazione ricca, perché un’economia può essere definita in espansione solo quando l’aumento del benessere è distribuito tra la maggioranza della popolazione”

Critico dell’austerità. Amante dell’Italia. Addio a Fitoussi
Jean-Paul Fitoussi

È morto l’economista francese Jean-Paul Fitoussi, aveva 79 anni. Professore emerito di Sciences Po (noto istituto di studi parigino), di cui aveva creato il dipartimento di Economia, era anche docente alla Luiss di Roma e membro del Center for Capitalism and Society delle Columbia University. Era nato a La Goulette, in Tunisia, il 19 agosto 1942.

I suoi lavori hanno riguardato le teorie dell’inflazione, la disoccupazione, le economie aperte e il ruolo delle politiche macroeconomiche. È stato un critico della rigidità nelle politiche di bilancio e di economia monetaria, per gli effetti negativi sulla crescita dell’economia e sui livelli di occupazione. I suoi lavori recenti riguardano i rapporti tra democrazia e sviluppo economico.

Un economista che credeva nell’Europa, amico dell’Italia e con una lunga frequentazione nel nostro paese; studioso contrario ai dogmatismi dell’economia, attento alle ricadute sociali delle politiche di bilancio, pronto a criticare l’austerità e le eccessive rigidità che hanno caratterizzato le crisi che si sono succedute dal crac della Lehman Brothers.

In Italia, oltre a essere stato docente di ‘International Economics’ e di ‘Introduction to the Economics of European Integration’ presso la Luiss di Roma, ha fatto parte del consiglio di amministrazione di Telecom Italia e del consiglio di sorveglianza di Banca Intesa Sanpaolo.

Tra i suoi libri più noti ‘Il teorema del lampione’, dove esaminava quanto successo nella crisi finanziaria del 2007-2008. Causa di questa situazione - sosteneva Fitoussi - era anche l’irragionevolezza di voler affrontare l’avvenire cercando soluzioni solo sotto il ‘cono di luce’ che ci giunge dal passato, come l’ubriaco che cerca le chiavi non dove le ha perdute ma dove c’è la luce del lampione. Secondo Fitoussi, le teorie economiche sono falsificate dai fatti e le nostre politiche non riescono più a rendere conto della realtà né a rispondere ai bisogni della popolazione.

L’economista, insieme ai premi Nobel Joseph Stiglitz e Amartya Sen, aveva anche redatto un documento sul Pil, definito ‘la misura sbagliata delle nostre vite’, giudicato non più affidabile come indicatore economico. “Il Pil – ha affermato - sarebbe una misura economica utile se riuscisse almeno a rendere l’idea della distribuzione della ricchezza di una nazione. Però il Pil può avere segno positivo anche quando l’80% della ricchezza va all’1% della popolazione: ma quella non è una nazione ricca, perché un’economia può essere definita in espansione solo quando l’aumento del benessere è distribuito tra la maggioranza della popolazione”.

Aveva qualcosa da dire anche sui livello dei prezzi, che di questi tempi può tornarci utile. “Potrei citare allo stesso modo l'inflazione, che è maggiore per chi ha un reddito basso, perché gran parte di esso è assorbito dall’acquisto di beni alimentari, di benzina e negli affitti – ha spiegato -. Tutte spese vincolanti e caratterizzate da alta inflazione. Per chi è ricco, invece, queste spese rappresentano una porzione irrilevante del reddito”.

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