
Mentre l’Ue negli ultimi anni ha tagliato drasticamente gas e petrolio russi, un’importazione strategica è rimasta sotto traccia: i fertilizzanti. Da quando è iniziato il conflitto in Ucraina, l’Europa ha addirittura aumentato gli acquisti da Mosca, portando la quota di fertilizzanti russi importati dal 17% del 2022 al 30% attuale, per un valore che nel 2024 ha toccato i 2 miliardi di dollari.
Perché compriamo ancora da Mosca?
Il motivo principale è che la Russia produce fertilizzanti azotati a basso costo, grazie al suo gas a buon mercato. Prodotti essenziali per le colture europee. Ma la guerra ha fatto schizzare i costi dell’energia in Europa, paralizzando molte fabbriche locali nel Vecchio continente.
La stretta europea: dazi fino al 50% entro il 2028
Ora Bruxelles cambia approccio: da luglio scatterà sui fertilizzanti un primo dazio del 6,5%, destinato a salire gradualmente fino al 50% entro il 2028. L’obiettivo? Ridurre la dipendenza e incentivare l’autonomia europea. Ma, avverte la Commissione, la transizione sarà graduale per permettere agli agricoltori di trovare alternative.
Quali alternative? Le critiche degli agricoltori
Gli esperti indicano nuovi fornitori possibili – Cina, Oman, Marocco, Canada e USA – ma anche una maggiore produzione interna e un uso più esteso di fertilizzanti organici. Mentre i produttori europei esultano per la tutela della concorrenza, le associazioni agricole – come Copa e Cogeca – lanciano l’allarme: “Senza alternative credibili, il rischio è compromettere la redditività delle aziende e la sicurezza alimentare di milioni di cittadini”.
Un mercato miliardario che non si cambia dall’oggi al domani
Nel 2023 la Russia è stata il primo esportatore mondiale di fertilizzanti, con oltre 15 miliardi di dollari di vendite. L’Ue ne rappresenta circa il 13%. Tagliare tale dipendenza è possibile? L’Ue dispone di una strategia realistica e lungimirante?