Stampa franchi svizzeri, genera miliardi di utili e possiede oltre mille tonnellate di oro zecchino. C’è un’attività di investimento più ‘sicura’ nei momenti di alta tensione come quello attuale? In effetti, la Banca nazionale svizzera (Bns), l’istituto che gestisce la politica monetaria della Confederazione, non ha tradito chi le ha affidato il denaro negli ultimi mesi: dall’inizio del 2022 le sue azioni, quotate alla Borsa di Zurigo, hanno guadagnato il 36% dimostrandosi effettivamente un bene rifugio.
Quella della Bns è una storia particolare: nel mondo le Banche centrali quotate sono solo tre (quelle di Grecia, Belgio e Giappone), oltre a quella elvetica. Nel 2021 ha realizzato utili per 26 miliardi di franchi e portato a oltre 200 miliardi il capitale proprio, perché ha investimenti sui mercati internazionali per oltre mille miliardi, per i 55 miliardi di riserve aurifere e per la possibilità di stampare moneta.
All’atto pratico però il titolo capitalizza appena 730 milioni, passando quasi inosservato alla platea dei grandi investitori. Difficile infatti che un fondo o altri soggetti istituzionali si avventurino nell’acquisto di un asset così particolare, regolato da una legge apposita datata 1907 che prevede fra l’altro un vincolo al diritto di voto per gli azionisti non di controllo. Per un risparmiatore, al contrario, potrebbe rappresentare un’alternativa da non trascurare. Ma si tratta di un titolo scarsamente liquido, che può provocare oscillazioni frenetiche rendendolo poco adatto a risparmiatori ‘deboli di cuore’.
