La quota del biglietto verde statunitense nelle riserve valutarie globali ha raggiunto il minimo degli ultimi trent’anni alla fine del terzo trimestre.
Il calo della quota della valuta americana nelle riserve estere allocate dalle banche centrali e dai governi è infatti continuato per il secondo trimestre consecutivo, perdendo 0,85 punti percentuali tra luglio e settembre e 1,8 punti percentuali nel corso dell’intero 2024.
Le riserve assegnate in dollari statunitensi sono così scese al 57,39% nel terzo trimestre del 2024, il livello più basso dal 1995.
Le banche centrali stanno orientandosi sempre di più verso la diversificazione: nello stesso periodo la quota dell’euro è salita al 20,02%, mentre quella dello yen al 5,5%.
Lo spostamento delle riserve in dollari è stato causato, oltreché dalle tensioni geopolitiche, dalle preoccupazioni relative alle sanzioni statunitensi (quello che alcuni definiscono come la ‘militarizzazione’ del dollaro), che sarebbero diventate un’arma.
Un altro fattore che ha probabilmente contribuito a questo fenomeno è stato il debito del governo federale degli Stati Uniti, che ha ormai superato la soglia dei 36.000 miliardi di dollari.
Detto ciò, la valuta statunitense resta ancora oggi la principale moneta al mondo e la regina incontrastata degli scambi commerciali.