Finanza e bombe vanno d’accordo. Il caso di Israele

Il Tase è salito del 200% negli ultimi 22 mesi

Finanza e bombe vanno d’accordo. Il caso di Israele

Il mercato azionario di Israele vola (nonostante, o forse grazie, le guerre multiple in corso): è sui massimi di sempre con un rialzo del suo indice principale (Tase) del 200% negli ultimi 22 mesi.

La piazza finanziaria di Tel Aviv segna anche la migliore performance in Medio Oriente. Eppure, subito dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 l’indice Tase era crollato. Gli investitori erano scappati in massa ma poi c’è stata un’inversione di rotta.

Secondo quanto riferito da Cnbc, l’incremento dell'indice azionario è stato spinto da forti investimenti esteri arrivati nel Paese e sul listino azionario di Tel Aviv. A ciò si aggiunga, la resilienza del comparto tecnologico che rappresenta il 20% del Pil e oltre la metà delle esportazioni del Paese.

Secondo Avi Hasson, ad di Startup Nation Central, a maggio 2025, gli investitori esteri hanno acquistato titoli quotati sul Tase per circa 743 milioni di dollari. Dall'inizio dell'anno gli acquisti totali hanno raggiunto i 2,7 mld.

Tra i fattori che hanno rafforzato l'interesse internazionale verso Israele vi sono anche nuove collaborazioni industriali nel comparto della difesa. Lunga è la lista dei contratti stipulati con più paesi tra cui anche l’Italia attraverso Leonardo e Fincantieri.

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