L’inflazione resta troppo bassa. La Bce sta pensando di rinviare la fine del "quantitative easing"?

Il ristagno dei prezzi potrebbe avere ripercussioni sull'addio al programma di acquisto titoli – quantitative easing - programmato a fine dicembre

L’inflazione resta troppo bassa. La Bce rinvia la fine del Qe?
Mario Draghi, il suo mandato alla Bce scade ad ottobre 2019

Alla fine è arrivata l’ammissione di Mario Draghi. L'inflazione nell’eurozona si è attestata a ottobre al 2,2% su base annuale (1,6% in Italia), ma non è tutto oro ciò che luccica. Una parte significativa dell’incremento osservato negli ultimi trimestri è attribuibile all’aumento del prezzo del petrolio. Infatti, l'inflazione core – ovvero la misura dell'aumento medio dei prezzi depurata dai beni che presentano una forte volatilità di prezzo (energia e alimentari) - "continua a oscillare intorno all'1% e deve ancora mostrare una tendenza al rialzo convincente", ha spiegato il governatore della Bce. Nel mese di ottobre ha segnato l'1,1% su base annuale, in accelerazione rispetto al +0,9% di settembre anche se inferiore alle attese (1,2%).

Il commento sui prezzi è servito a Draghi per arrivare al vero nocciolo della questione e ha lasciato intendere qualcosa di inaspettato. Il ristagno dei prezzi potrebbe avere ripercussioni sull'addio al programma di acquisto titoli – quantitative easing - programmato a fine dicembre: se i dati in arrivo confermeranno la convergenza verso gli obiettivi, la Bce procederà come stabilito. Ma "il Consiglio ha anche notato che le incertezze sono aumentate" e "a dicembre, con le nuove previsioni disponibili, saremo più in grado di fare una piena valutazione". Il che significa che, probabilmente, la Bce sta seriamente valutando di proseguire con il Qe anche dopo dicembre.

Il governatore dell Banca centrale europea rimette, poi, la palla al centro e avverte: “I Paesi ad alto debito non devono aumentarlo ulteriormente, e tutti i membri devono rispettare le regole dell'Unione”. Secondo Draghi, “la mancanza di consolidamento fiscale negli Stati molto indebitati - riferendosi all'Italia pur non nominandola - aumenta la loro vulnerabilità agli shock, che siano auto-prodotti mettendo in forse le regole dell'Unione monetaria o importati tramite il contagio. Finora, l'aumento degli spread è stato in gran parte limitato al primo caso e il contagio è stato limitato". È quel “finora” che “pesa” e lascia presagire il peggio. Tuttavia, i tassi di interesse resteranno ai minimi storici quantomeno fino alla prossima estate. Mentre la lunga stagione dei saldi sul tasso di interesse volge al termine, sul Qe può darsi non sia stata detta l’ultima parola.

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