L’era dei tassi a zero è ufficialmente finita. Ora ridurre il debito pubblico sarà più difficile

La Bce chiude il quantitative easing e annuncia la stretta. Rialzo di 0,25 punti a giugno, poi un successivo ritocco a settembre, in misura da definire

L’era dei tassi a zero è ufficialmente finita

Fine degli acquisti il primo luglio. Primo rialzo dei tassi, da 25 punti base, alla prossima riunione del consiglio direttivo, il 21 luglio. Secondo rialzo a settembre, ma di dimensioni non ancora definite. Poi si continuerà con una graduale ma sostenuta stretta. La nuova manovra della Banca centrale europea, decisa all’unanimità dal consiglio di giugno, che si è tenuto ad Amsterdam, è tutta riassunta nel comunicato ufficiale, diffuso prima della conferenza stampa.

È previsto anche uno scudo contro l’aumento degli spread, ma solo parziale. È previsto un reinvestimento dei titoli in scadenza che, per quanto riguarda i titoli acquistati sotto il programma pandemico Pepp, potrà essere realizzato in modo flessibile “nel caso di una rinnovata frammentazione del mercato legato alla pandemia”, e non per altre, diverse considerazioni. Un modo di evitare, evidentemente, un moral hazard, un comportamento opportunistico, da parte dei governi.

In più parti, nel comunicato, si fa però riferimento alla flessibilità come elemento fondamentale della politica monetaria nel caso in cui sia danneggiata la catena di trasmissione delle decisioni della banca centrale, e l’eccessivo allargamento degli spread è sicuramente uno di questi fattori..

La stretta continuerà, in ogni caso, fino a quando l’inflazione prevista non tornerà all’obiettivo del 2%. Le proiezioni, che sono state rielaborate, puntano infatti a una media del 6.8% in 2022, del 3.5% in 2023 e del 2.1% in 2024. Un segno, questo, di un aumento dei prezzi non solo persistente ma anche ampio e generalizzato.

La Bce è tuttavia fiduciosa che la sua stretta non penalizzerà oltre modo la crescita, prevista in frenata al 2.8% in 2022 e al 2.1% nel 2023 e al 2.1% in 2024.

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