Ecco come la Francia frena lo sviluppo dell’Africa occidentale

Nel 2019 la prima unione monetaria in Africa sembrava sul punto di diventare realtà, fino a quando un inaspettato intervento di Emmanuel Macron ha interrotto il processo. Il presidente francese ha detto che vuole stabilire un nuovo rapporto con le sue ex colonie, ma le sue azioni parlano più forte delle sue parole

Ecco come la Francia frena lo sviluppo dell’Africa occidentale
I 15 paesi dell’Africa occidentale aderenti all’Ecowas

Il presidente francese Emmanuel Macron sta (teoricamente) cercando di ricostruire le relazioni tra Francia e Africa, specialmente alla luce del crescente sentimento anti-francese in molti paesi francofoni in tutto il continente. Ma ci sono ragioni (concrete) per mettere in dubbio la sincerità dell’iniziativa della Francia di ripristinare le relazioni con le sue ex colonie africane.

Nel giugno 2019, i 15 membri della Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale (Ecowas) hanno annunciato l’introduzione nel 2020 di una nuova valuta, denominata Eco. Ma lo scorso dicembre, in una conferenza stampa congiunta con il presidente della Costa d’Avorio Alassane Ouattara, Macron ha dichiarato che nel 2020 gli otto paesi francofoni dell’Africa occidentale (Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo) avrebbero sostituito il franco Cfa dell’Africa occidentale con una nuova valuta, chiamata anche questa Eco.

La dichiarazione ha spiazzato gli altri sette paesi dell’Ecowas, che sono principalmente anglofoni, poiché contraddiceva le dichiarazioni rilasciate dall’organizzazione appena sei mesi prima.

In tutto ciò sembra esserci una logica (economica). Gli otto paesi francofoni condividono già una valuta, quindi teoricamente sarebbero più preparati a far parte di un’unione monetaria, mentre – secondo alcuni - i restanti sette paesi dovrebbero innanzitutto formare un’unione monetaria autonoma. E, in un secondo momento, aderire all’Eco. E qui emerge un’altra logica (politica). La mossa dell’Eliseo, ovvero la creazione dell’eco dell'Africa occidentale limitatamente ai paesi francofoni, appare come un tentativo di riavvicinare le ex colonie a Parigi piuttosto che ai paesi africani.

Oltre a cambiare il nome della valuta dell’Africa occidentale (da franco Cfa a Eco), Macron e Ouattara avevano stabilito che i paesi utilizzatori della nuova moneta non saranno più tenuti a mantenere metà delle loro riserve in Francia e Parigi non sarà coinvolta nella gestione della nuova valuta. Tuttavia, mentre il piano per Eco per il gruppo dei 15 Stati prevedeva un tasso di cambio flessibile, il nuovo eco, al pari del franco Cfa, resterà ancorato all’euro e la Francia rimarrà il garante della sua convertibilità.

Inevitabilmente, l’annuncio di Macron e Ouattara ha creato scompiglio nella regione. Il presidente del Ghana, Nana Akufo-Addo, ha affermato la disponibilità del suo paese ad aderire a una nuova unione monetaria, ma non nei termini fissati da Macron e Ouattara. Nel gennaio 2020, sei paesi dell’Africa occidentale principalmente anglofoni – Gambia, Ghana, Guinea, Liberia, Nigeria e Sierra Leone – hanno rilasciato una dichiarazione congiunta che denuncia il programma di Macron e Ouattara. Nel giugno 2020, il presidente nigeriano Muhammadu Bahari ha twittato che la decisione dei paesi francofoni di creare una nuova moneta comune implicava unilateralmente una mancanza di fiducia negli altri partner dell’Ecowas e ha fatto sapere che il suo paese, che rappresenta il 70% del Pil dei 15 membri dell’organizzazione, non avrebbe aderito.

Nel frattempo il piano di Macron e Ouattara ha compiuto un altro passo avanti a maggio 2021, quando hanno confermato l’idea lanciata due anni prima. E pochi giorni dopo, a giugno 2021, anche i paesi dell’Ecowas hanno tenuto un vertice ad Accra, in Ghana, dove hanno annunciato che il loro eco sarà introdotto nel 2027. Francia permettendo.

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