La via britannica contro l’inflazione: togliere la data di scadenza ai prodotti alimentari

Il livello dei prezzi al consumo galoppa anche nel Regno Unito (nel 2023 potrebbe avvicinarsi al 20%) e la Bank of England alza ancora i tassi

La via britannica contro l’inflazione

Non si ferma la stretta monetaria delle banche centrali. La Bank of England (BoE) ha annunciato un ulteriore rialzo dei tassi di interesse nel Regno Unito, il sesto di fila, portandoli dall’1,25% deciso a giugno all’1,75: un’impennata di mezzo punto (record da 27 anni nel paese) che arriva senza sorprese, preannunciata dallo stesso governatore Andrew Bailey.

Sulla decisione pesa l’allarme inflazione, giunta al 9,4% sull’isola sullo sfondo di una più generale tendenza globale legata al post Covid e alla guerra in Ucraina: inflazione che la banca centrale intende riportare al 2%, ma che si prevede all’11% a dicembre e fino a oltre il 17 nei timori di un think tank per il 2023.

Percentuali così elevate che stanno emergendo nuove idee per provare, se non a ridurre l’inflazione, quantomeno a diminuire il consumo. Dunque, via la data di scadenza da circa 500 prodotti freschi, soprattutto frutta e verdura preconfezionata, per combattere lo spreco alimentare. È l’iniziativa ecosolidale annunciata nei giorni scorsi da Waitrose, catena che gestisce oltre 300 supermercati nel Regno Unito, e che verrà implementata a partire da settembre.

Spetterà dunque ai singoli consumatori valutare di volta (e in totale sicurezza) la commestibilità dei cibi in questione. Interessati dalla svolta saranno solo alimenti che ad oggi riportano la dicitura “da consumare preferibilmente entro”. Ovvero quelli le cui proprietà organolettiche possono variare dopo la data indicata, ma senza per questo rappresentare una minaccia per la salute. Nulla cambierà invece in merito ai prodotti su cui campeggia la più perentoria scritta “da consumarsi entro”, che al contrario, trascorso un certo lasso di tempo, possono alterarsi al punto di causare problemi.

Secondo le principali stime, circa il 10% dello spreco alimentare in Europa è collegato proprio all’inesatta interpretazione delle due etichette. Nel solo territorio Ue ogni anno vengono perse o sprecate quasi 88 milioni di tonnellate di cibo, equivalenti a un danno economico compreso tra i 3 e i 6 miliardi di euro.

L’Italia non fa eccezione visto che, come riferito da Coldiretti, con i suoi circa 67 chili di cibo sprecato all’anno per abitante – più di 4 milioni di tonnellate in totale – si colloca al 12esimo posto nella classifica dei paesi più ‘spreconi’ del G20.

Tornando all’eliminazione dell’etichetta proposta da Waitrose, è una misura che conviene pure alle imprese, che potranno ‘allungare’ la vita ai prodotti in vendita.

Fonte
quotedbusiness.com è una testata indipendente nata nel 2018 che guarda in particolare all'economia internazionale. Ma la libera informazione ha un costo, che non è sostenibile esclusivamente grazie alla pubblicità. Se apprezzi i nostri contenuti, il tuo aiuto, anche piccolo e senza vincolo, contribuirà a garantire l'indipendenza di quotedbusiness.com e farà la differenza per un'informazione di qualità. 'qb' sei anche tu. Grazie per il supporto

Indicatori

Crediti deteriorati

L'andamento dei crediti deteriorati dal 2005 al 2020 in Italia, Francia, Germania, Regno Unito e Spagna in rapporto al totale dei crediti erogati

Scopri la sezione Indicatori

(opzionale)
Paesi
www.quotedbusiness.com