Fed, Powell: “Non diremo mai che ci sono troppe persone che lavorano, ma la questione vera è questa”

Le banche centrali globali hanno alzato i tassi più di 90 volte nel 2022. A guidare i rialzi la Federal Reserve che conferma di scommettere sulla curva di Phillips (ridurrà occupazione e salari per raffreddare i prezzi) e annuncia un altro aumento dei tassi di interesse di 75 punti base al 3-3,25%, livello che non veniva raggiunto dal 2008. L’anno prossimo dovrebbero salire fino al 4,50-4,75%.

Fed: “Non diremo mai che ci sono troppe persone che lavorano, ma ...”
Jerome Powell

“È importante che si agisca velocemente e con forza”. L’incoraggiamento arriva dalla Banca dei regolamenti internazionali: le banche centrali - scrive nel report trimestrale il capoeconomista Claudio Borio - devono aggredire l’inflazione alzando i tassi di interesse. Rapidamente. Prima che l’inflazione si radichi nelle aspettative e nella società come un male incurabile. In realtà i banchieri centrali ormai sembrano aver bisogno di tutto tranne che di incoraggiamenti: hanno infatti alzato i tassi già più di 90 volte nel 2022.

L’ultimo ritocco in ordine temporale è stato deciso il 21 settembre dalla Banca centrale statunitense. La Federal Reserve ha infatti alzato di nuovo i tassi di 75 punti base. Si tratta del terzo aumento consecutivo di 0,75 punti da parte del Federal Open Market Committee (Fomc), l’organismo della Fed responsabile della politica monetaria degli Stati Uniti, che prosegue così l’azione di contenimento dell’inflazione, salita ai massimi degli ultimi 40 anni.   

L’ultimo incremento porta così il tasso di riferimento americano al 3,0-3,25% e il Fomc ha dichiarato di “prevedere che aumenti continui saranno appropriati”. Il prossimo anno, la Fed immagina di portare i tassi al 4,50-4,75%. Intanto, l'impennata dei prezzi sta mettendo sotto pressione le famiglie e le imprese americane, ed è diventata un peso politico per Joe Biden, che deve affrontare le elezioni congressuali di metà mandato all’inizio di novembre. 

Una contrazione della prima economia al mondo sarebbe tuttavia un colpo ancora più dannoso per il presidente statunitense. Gli esperti della Fed prevedono un brusco rallentamento della crescita del Pil Usa, pari ad appena lo 0,2% quest’anno, ma un ritorno all’espansione nel 2023, con una crescita annuale dell’1,2%. Numeri che hanno indotto la banca centrale statunitense a non nascondere più l’impatto che la sua stretta sta avendo sull’attività economica e a confermare di voler scommettere sulla curva di Phillips: ridurrà occupazione e salari per raffreddare i prezzi. “Non diremo mai che ci sono troppe persone che lavorano, ma la questione vera è questa”, ha detto Jerome Powell.

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