
La Federal Reserve ha deciso: i tassi scendono di 25 punti base, portando il costo del denaro negli Stati Uniti tra il 4% e il 4,25%. È il primo taglio dal dicembre 2024 e potrebbe essere solo l’inizio: secondo le proiezioni (le “dot-plot”) sono attese altre due riduzioni da qui alla fine del 2025.
L’euro vola oltre 1,19 dollari, ai massimi da luglio 2021, mentre Wall Street reagisce con cautela: solo il Dow Jones tiene, mentre Nasdaq e S&P 500 chiudono in rosso.
Mercati divisi, inflazione ancora alta
La decisione era largamente attesa e i mercati avevano già scontato gran parte della mossa. Lo Stoxx 600 ha perso oltre l’1%, con banche e assicurazioni in calo, mentre i rendimenti dei Treasury scendono: il decennale si attesta al 4,009% e il biennale al 3,495%.
Powell ha però avvertito: “Di qui a Natale altri tagli sono una possibilità, non una certezza”. L’inflazione resta ostinata: stimata al 3% per quest’anno (dal 2,7% di tre mesi fa), e al 2,4% nel 2026.
Scontro interno, ma Powell tiene la linea
Il board della Fed ha votato compatto, con un solo dissenso: Stephen I. Miran, nominato da Trump, voleva un taglio più deciso di mezzo punto. Ma la maggioranza ha scelto gradualità. “Non ci faremo distrarre, continueremo a fare il nostro lavoro”, ha detto Powell, uscito rafforzato dal meeting dopo settimane di tensioni interne e pressioni politiche dalla Casa Bianca.
Pil in crescita, ma lavoro in frenata
La Fed ha alzato le stime di crescita Usa all’1,6% per quest’anno (da 1,4%), ma ha avvertito: il mercato del lavoro mostra segnali di rallentamento e i rischi stanno aumentando. Ad agosto sono stati creati solo 22 mila nuovi posti, mentre i prezzi al consumo sono saliti del 2,9%, sopra le attese.
“L’aumento dei rischi sul lavoro rende appropriato passare da una politica restrittiva a una più neutrale”, ha spiegato Powell. Ma la sfida resta la stessa: domare l’inflazione senza spegnere l’economia.