Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha esternato in modo non troppo velato un certo malcontento per la renitenza occidentale a fornire aiuti anti-aerei al paese invaso dalla Federazione Russa: “La retorica non protegge i cieli”.
Il dissapore nasce con ogni evidenza dalla prontezza delle Forze armate di Stati Uniti e Regno Unito nel fronteggiare l’attacco aereo combinato (missili balistici, da crociera, droni) organizzato dalla Repubblica Islamica dell’Iran contro Israele a fronte della costante e ignorata richiesta di Kiev di attuare una no fly zone sui cieli dell’Ucraina. I vertici di Kiev si sentono scavalcati e ridimensionati dai partner occidentali.
In realtà, il leader ucraino fa finta di non capire che Washington e Mosca confermano di non voler arrivare allo scontro diretto. Esaudire le richieste di Zelensky aumenterebbe notevolmente tale rischio. Un atteggiamento, quello russo-statunitense che sembra essere confermato anche dal velato sostegno fornito da Mosca all’Iran. Ma fino ad ora il Cremlino non ha commentato quanto accaduto negli ultimi giorni in Medio Oriente, dove si assiste a uno scenario da un certo punto di vista simile rispetto a quello russo-ucraino: anche in questo caso gli Usa vogliono evitare di ritrovarsi in una guerra troppo grande.
C’è un’ulteriore conferma. Come riporta Repubblica, l’attacco iraniano lanciato con un’ondata di droni a cui sono seguiti decine di missili, cruise e balistici, contro Israele è stato anticipato da alcuni inediti contatti (in particolare scambi indiretti di informazion) tra Teheran e il “Grande Satana” americano per evitare un’escalation incontrollabile nella regione.
Se Zelensky capisce e accetta tutto ciò, l’unica via possibile per l’Ucraina resta la resa (soprattutto perché Usa, Russia e Cina non hanno intenzione di scornarsi gli uni contro gli altri). La nota bandiera bianca citata dal Papa nelle scorse settimane. Nel frattempo, il conflitto continua a macinare morte e terrore.
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