"Guerra fredda economica", Xi prende un altro schiaffo da Trump ma mostra l'altra guancia

Trump introduce nuovi dazi del 10% su 200 mld di importazioni cinesi, mentre Pechino, oltre a minacciare contromisure, sta cercando di convincere governi, organizzazioni e aziende che resta un sostenitore della globalizzazione e del libero scambio

Xi prende un altro schiaffo da Trump, ma mostra l'altra guancia

Il governo degli Stati Uniti ha deciso di applicare ulteriori dazi del 10% su una lista di prodotti importati dalla Cina per un valore di 200 miliardi di dollari. Pechino, spiega il ministro del Commercio cinese, è nella condizione di dover rispondere con "contromisure necessarie" per tutelare gli "interessi nazionali".

Antefatto

Questa nuova misura si aggiunge a quelle attivate nei giorni scorsi da Washington (che saranno messe in atto non prima di due mesi) per un valore di 34 miliardi di dollari, prima tranche di un'azione preliminare da 50 mld, e minacciato di introdurre tariffe per altri 500 mld.

È "guerra fredda economica"

La reazione del governo cinese non è impulsiva, o forse lo è soltanto un po'. Se l'ex Unione Sovietica mirava a sconfiggere il capitalismo durante la guerra fredda, Xi sta invece cercando di convincere governi, organizzazioni e aziende - comprese quelle statunitensi – che, nonostante tutto, resta un sostenitore della globalizzazione e del libero scambio.

Fatti

Pechino ha dichiarato di aver persino vietato il noto “furto” di tecnologia attuato dalle proprie imprese a danno di quelle estere che investono in Cina. Quest'ultime non saranno più costrette a condividere il loro know-how con le aziende cinesi. Il governo della seconda più grande economia al mondo e primo trader di materie prime ha anche tagliato i dazi sull'import di auto e beni di consumo dal primo luglio e la scorsa settimana ha emanato una direttiva per aumentare le importazioni ed esentare dalle tariffe il 97% dei beni provenienti dai paesi meno sviluppati. Come dire si al mercato purché sia equo.

Xi mostra l’altra guancia

Così, dopo l’ennesimo schiaffo ricevuto dall’amministrazione Usa, Xi Jinping ha ufficialmente minacciato una reazione adeguata, ma in realtà cerca di rinforzare le relazioni con le altre “vittime” di Trump: Unione Europea, Canada e Russia. La Cina, dopo averci messo tanto per decidere se diventare o meno pro-mercato, non vuole certo rinunciarci a causa del “bullismo” del presidente statunitense. Ma, intanto, i mercati hanno ugualmente accusato il colpo. L’indice Shanghai Composite è sceso dell'1,8% e Hang Seng di Hong Kong dell'1,3%.

Fonte
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