Stiglitz: “La democrazia è a rischio. Serve una riforma del capitalismo”

L’economista della Columbia University: “In diversi Paesi, anche democratici, aumenta il populismo e l’autoritarismo”

Stiglitz: “La democrazia è a rischio. Serve una riforma del capitalismo”

“Una serie di elementi mettono pressione alla società. Penso alla crisi climatica ma anche a quella economica, con l’aumento delle diseguaglianze. Di conseguenza, questo capitalismo ha dimostrato di non essere capace di funzionare”. Lo ha affermato Joseph Stiglitz, intervenendo al Festival dell'Economia di Trento.

Quale la soluzione? Per il Premio Nobel per l’economia nel 2001, “fino ad ora abbiamo vissuto un capitalismo estremo e senza limiti. Ora è necessario cambiare garantendo protezione sociale e ambientale. Si deve andare nella direzione di un capitalismo progressista in cui una forma di decentramento comprenda uno sforzo comune tra imprese, terzo settore e Stato per regolamentare i processi”.

Il tema del cambiamento climatico è stato un altro dei temi trattati dall’economista della Columbia University. “Penso che la ricerca di base e l’innovazione tecnologica - è stata la sua riflessione - possano rappresentare la risposta a questo fenomeno di cui non siamo riusciti a capire la rapidità”.

Rispetto alla crescita, nonostante qualche segnale di miglioramento dell’economia, in Europa e negli Stati Uniti, una recessione è ancora possibile, visti i molteplici rischi legati all’incremento dell’inflazione e alla politica monetaria perseguita delle banche centrali. Stiglitz non ci gira intorno  e va dritto al punto: “Penso ci sia un rischio di recessione, la Germania è già entrata in recessione tecnica. Credo che negli Stati Uniti il problema sia peggiore di quanto si crede, perché con l’inasprimento della politica monetaria si hanno ricadute anche sulla disponibilità di credito”.

 “La crisi finanziaria, con il crack della Silicon Valley Bank e le difficoltà di altre banche regionali, implica che gli istituti avranno un approccio più conservativo sull’erogazione di prestiti. Secondo alcuni, questo è l’equivalente di un ulteriore rialzo di uno o due punti percentuali dei tassi di interesse, inoltre molti temono che la Federal Reserve possa alzare ulteriormente il costo del denaro. C’è quindi un rischio di rallentamento”, ha spiegato l’economista. Certo negli Stati Uniti sono state varate consistenti misure di stimolo, come l’Ira e il Chips Act, e “questo potrebbe controbilanciare una parte della contrazione monetaria”.

Nel Vecchio Continente la situazione potrebbe essere più complicata: “Temo che in Europa, dove non ci sono stimoli fiscali altrettanto potenti, non ci sarà questo contro bilanciamento. E al tempo stesso temo che l’accordo che si sta definendo negli Stati Uniti con la frangia estremista del partito repubblicano per risolvere il problema dell’innalzamento del tetto del debito potrebbe indebolire l’economia. Quindi sia negli Stati Uniti sia in Europa ritengo ci siano minacce reali che potrebbero fare aumentare la probabilità di recessione”, ha concluso Stiglitz.

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