L’annuncio della Casa Bianca: “L’aumento dei dazi a luglio potrebbe essere rinviato”. Ma a quale costo per l’Ue?

Da parte del governo statunitense, si tratta di un segnale di distensione o una strategia che nasconde altro? Per l’Ue, è una tregua o una resa?

La Casa Bianca: “L’aumento dei dazi a luglio potrebbe essere rinviato”
Karoline Leavitt

A pochi giorni dal fatidico 9 luglio, data di scadenza della sospensione dei dazi Usa sull’Europa, da Washington arriva un segnale inatteso. La Casa Bianca apre alla possibilità di prorogare i termini, ammorbidendo il clima negoziale. “La decisione spetta al presidente”, recita una dichiarazione ufficiale. Dietro le parole, però, si cela molto di più: l’amministrazione statunitense punta a guadagnare tempo, forse per evitare nuove imposte sulle sue multinazionali, oggi favorite da regimi fiscali particolarmente vantaggiosi (oltre a garantirsi maggiori acquisti di fonti energetiche fossili e di armi da parte del Vecchio continente).

Il prezzo nascosto: meno regole per le Big Tech?

Mentre la questione dazi domina le prime pagine, un altro tema delicatissimo scorre in parallelo: il futuro del Digital Markets Act (DMA). Secondo fonti di alto livello, l’Ue starebbe aprendo le porte alle multinazionali tecnologiche Usa per partecipare attivamente all'applicazione delle nuove norme digitali europee. In pratica, le aziende soggette alla regolazione potrebbero influenzare direttamente le regole del gioco. Un ribaltamento clamoroso rispetto alle promesse iniziali di Bruxelles.

Dietro le quinte: l’ombra lunga di Trump

Tutto questo avviene con Donald Trump come convitato di pietra. Il tycoon ha già minacciato un’escalation dei dazi: fino al 50% sulle auto europee. L’Ue sembra voler evitare lo scontro frontale, ma il prezzo della tregua potrebbe essere molto alto. In cambio di un rinvio sulle tariffe, l’Europa potrebbe allentare la presa su concorrenza, regolamenti e tassazione nei confronti dei colossi americani. Per alcuni osservatori, si tratta di una capitolazione mascherata da diplomazia.

L’Ue si scopre “morbida” con Washington

Il paradosso è evidente: mentre Bruxelles prometteva regole stringenti contro l’abuso di posizione dominante delle Big Tech, ora sembra pronta a concedere spazio di manovra agli stessi attori che intendeva regolamentare. E tutto per evitare un’ondata di dazi a stelle e strisce. Come ha denunciato l’eurodeputata verde Alexandra Geese, “se von der Leyen allenta il DMA per i giganti tech Usa, sarà una dichiarazione di guerra all’industria digitale europea”.

Tregua o resa?

Il rinvio sui dazi potrebbe offrire respiro all’industria europea, ma a che prezzo? Il rischio è che, nel tentativo di evitare una guerra commerciale, l’Europa accetti condizioni sfavorevoli in silenzio. E se la posta in gioco è la sovranità fiscale e digitale, allora la partita non è più solo economica, ma strategica, anche perché, allo stato attuale, le aziende tecnologiche statunitensi sono i principali decisori su ciò che i consumatori europei vedono e acquistano, oltre a dominare le principali piattaforme di informazione e comunicazione dell’era digitale.

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