Disillusione del libero scambio, i progetti infrastrutturali non favoriscono i paesi in via di sviluppo

Secondo l'Unctad, gli investimenti nelle grandi opere non necessariamente aiutano i paesi in via di sviluppo a intraprendere un percorso di crescita sostenibile

Analisi shock, i progetti infrastrutturali non aiutano i paesi poveri

Gli investimenti infrastrutturali non necessariamente aiutano i paesi in via di sviluppo a trasformare le loro economie e a intraprendere un percorso di crescita sostenibile. Ad affermarlo è un’importante agenzia Onu, l’Unctad, che nell’ultimo rapporto parla di “disillusione del libero scambio”.

Anche se i progetti infrastrutturali sono tornati all'ordine del giorno in molti paesi poveri, grazie a istituzioni finanziarie multilaterali come la Banca asiatica d’investimento che accrescono gli investimenti e a faraoniche iniziative globali come la Nuova via della seta cinese, lo studio sostiene che tali sforzi potrebbero non servire a promuovere l’industrializzazione e la trasformazione strutturale tanto necessarie negli Stati dove i progetti sono attuati.

Un’analisi condotta dall’Unctad su oltre 40 progetti esamina l’entità di questo scollamento e suggerisce che vi è troppa enfasi sulle infrastrutture come opportunità di business e, invece, poca attenzione agli effetti sulle società locali. Nonostante la spesa per le infrastrutture evochi immagini di beni pubblici rilevanti come autostrade, porti e scuole, l’attenzione è troppo concentrata sul ruolo del capitale privato e su un’ingegneria finanziaria spesso poco trasparente. 

Intendiamoci di infrastrutture c’è bisogno e come. Ma nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo sarebbe auspicabile raddoppiare gli attuali livelli di investimento sulle grandi opere, da meno dell'attuale media del 3% del Pil al 6%, affinché abbiano un’effettiva ricaduta nei paesi dove vengono attuati.

Il rapporto sollecita un approccio dal basso e più trasparente in merito alle scelte sugli investimenti infrastrutturali, per fare in modo che tali progetti siano posti al centro delle strategie nazionali di sviluppo. L'analisi adotta la visione di crescita sbilanciata proposta dall’economista Albert O. Hirschman e mostra come una progettualità sequenziale, insieme alla ricerca del giusto equilibrio tra infrastrutture pubbliche e investimenti privati, possa contribuire a spezzare i circoli viziosi che attanagliano molti paesi.

Secondo l'Unctad, i responsabili politici debbono porre maggiore enfasi sulla pianificazione, inserendo i progetti in una più ampia strategia di sviluppo che riconosca e promuova attivamente il circolo virtuoso tra infrastrutture, produttività e crescita. Questo approccio permetterebbe di andare oltre la sola costruzione di ponti, rendendo quei ponti all’altezza delle ambizioni dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile.

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