L’economia perversa dei ventilatori polmonari

I ventilatori sono diventati nel tempo più complessi e costosi. Ma sono inaccessibili per la maggior parte dei Paesi. L’attuale carenza di dispositivi è anche un sintomo di difetti strutturali nel modello economico prevalente. Oltre alla destinazione delle risorse, il punto è anche il modo in cui lo sviluppo tecnologico è determinato

L’economia perversa dei ventilatori polmonari

L’esplosione del Covid-19 ha aumentato vertiginosamente la necessità di ventilatori in tutto il mondo. Ma aumentare la produzione per soddisfare questa domanda è una grande sfida, nonostante paesi come Italia, Regno Unito e Stati Uniti (il presidente Donald Trump ha ordinato alla General Motors di realizzare ventilatori) stia tentando di aumentarne la produzione. Ma non dappertutto è possibile. Nella Repubblica Centrafricana, ad esempio, ci sono solo 3 ventilatori per l’intero paese. In Liberia soltanto 1. Il Bangladesh ha meno di 2000 ventilatori per una popolazione di oltre 160 milioni.

Il fatto è che è molto difficile per qualsiasi sistema economico soddisfare un tale aumento della domanda in un periodo di tempo così breve. Ma non tutto si spiega così. L’attuale carenza di ventilatori è anche un sintomo di difetti strutturali nel modello economico prevalente. La questione non riguarda solo la destinazione delle risorse, ma anche il modo in cui lo sviluppo tecnologico è determinato e la misura in cui tali scelte considerano la salute pubblica. La crisi innescata dal Covid-19 richiede che riflettiamo su questioni fondamentali riguardanti ciò che produciamo, come lo produciamo e per chi.

Da quando sono stati inventati i dispositivi di respirazione assistita negli anni ‘20, hanno subito un significativo sviluppo tecnologico. Tuttavia, i ventilatori sono diventati più costosi, oltreche difficili da produrre e utilizzare. La tecnologia del ventilatore si è evoluta in un modo che l’ha lasciata fuori dalla portata della maggior parte delle persone del mondo. Il fatto che l’innovazione sia guidata dalla domanda del mercato ha indotto le imprese a sviluppare macchine più costose e complesse, a proteggere le loro tecnologie attraverso la proprietà intellettuale e a vendere queste macchine a coloro che potevano permettersele, in gran parte le economie avanzate. Questo non era tuttavia l’unico percorso disponibile. Oltre ai ventilatori più sofisticati, avremmo potuto sviluppare modelli più semplici, più convenienti e più intuitivi.

La disastrosa carenza di ventilatori di fronte a COVID-19 dovrebbe chiarire che, in particolare in settori essenziali come la salute pubblica, dobbiamo ripensare ciò che intendiamo per innovazione e come la dirigiamo e la perseguiamo. Una tecnologia che è stata inventata un secolo fa, quella annessa al ventilatore, non dovrebbe essere ancora fuori dalla portata della maggior parte dei paesi del mondo. Ora stiamo, forse, imparando questa lezione nel modo più duro. Pagando il conto in vite umane.

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