L’industria alimentare non serve più. La soluzione è nei piccoli produttori agricoli

Il problema alimentare di oggi a livello globale non è la scarsità di cibo in senso assoluto. È piuttosto una questione di distribuzione e consumo

L’industria alimentare non serve più. La soluzione è nei piccoli produttori

Secondo il malthusianesimo, la pressione demografica sarebbe la causa principale della diffusione della povertà nel mondo. In altri termini, tutto dipenderebbe dal rapporto tra popolazione e risorse disponibili sulla Terra.

Invece, oggi sappiamo che il problema alimentare non è connesso alla scarsità di cibo in senso assoluto: piuttosto è distribuito in modo ineguale e consumato talvolta irrazionalmente. Il mix di questi fattori ha originato due problemi paradossali: le persone più svantaggiate del mondo muoiono o soffrono di menomazioni cognitive a causa della sottonutrizione, mentre altre rischiano persino la morte a causa dell'obesità.

Ecco allora che il punto debole è iI modello attuale di produzione e distribuzione alimentare: il consumo di cibo in tutto il mondo sta diventando meno sano e sostenibile, a causa del marketing aggressivo e della fornitura per tutto l’anno di colture un tempo stagionali o semplicemente troppo lontane.

Il predominio delle multinazionali “Big Food” è stato favorito dal diffondersi dell’idea che solo attraverso l’agricoltura industriale sia possibile sfamare il mondo e soddisfare la crescente domanda. Questo dogma, a propria volta, ha indotto l’uso eccessivo di sostanze chimiche nella produzione alimentare. Tali pratiche danneggiano l’ambiente, riducono la qualità del suolo e rendono le colture più vulnerabili ai parassiti.

E qui veniamo al punto centrale. La maggior parte della produzione mondiale di cibo, circa il 70%, proviene non dalle cosiddette economie avanzate, bensì da milioni di piccoli agricoltori localizzati perlopiù nei paesi in via di sviluppo. Ciò significa che il mondo non ha bisogno di una nuova rivoluzione tecnologica in agricoltura per produrre cibo in modo sostenibile e redditizio.

Basterebbe allentare la presa delle grandi corporation sulle tre fasi (produzione, distribuzione e consumo) e dare ai piccoli agricoltori la possibilità di produrre in modo sostenibile. Ma è piu facile a dirsi che a farsi. Infatti gli interessi agroindustriali sono così potenti da esser riusciti, fino ad ora, a impedire che tale rivoluzione si radichi.

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