Stato (a)sociale, mezzo mondo è senza protezione

Secondo l’Ilo sono oltre 4 miliardi le persone che non beneficiano di alcuna forma di stato sociale. E la pandemia ha esacerbato il divario esistente tra paesi con alti e bassi livelli di reddito

Stato (a)sociale, mezzo mondo è senza protezione

Il nuovo rapporto, ‘World Social Protection Report 2020–22: Social protection at the crossroads – in pursuit of a better future’, dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) evidenzia che, nonostante l’estensione senza precedenti e su scala mondiale della protezione sociale, durante la crisi del COVID-19 oltre 4,1 miliardi di persone (il 53% della popolazione globale) sono completamente prive di protezione.

Lo studio dimostra che la risposta alla pandemia è stata disomogenea e insufficiente, ampliando il divario tra paesi con alti e bassi livelli di reddito, senza riuscire a garantire la protezione sociale necessaria di cui dovrebbero poter godere tutti gli esseri umani. La protezione sociale comprende l’accesso all’assistenza sanitaria e la sicurezza del reddito, tra cui il trattamento pensionistico; le indennità di disoccupazione, malattia, disabilità e infortuni sul lavoro; la protezione della maternità e quella in caso di perdita del reddito principale; e l’assistenza all’infanzia.

“I paesi si trovano di fronte ad un bivio - ha affermato il Direttore Generale dell’Oil, Guy Ryder -. Questo è un momento cruciale per trarre vantaggio dalla crisi generata dalla pandemia per costruire una nuova generazione di sistemi di protezione sociale basati sui diritti. Questi sistemi possono attenuare gli effetti delle crisi future sulle persone e dare ai lavoratori e alle imprese la sicurezza necessaria per affrontare le molteplici transizioni future con fiducia e speranza. Dobbiamo riconoscere che un welfare state efficace e completo non è solo essenziale per il raggiungimento della giustizia sociale e il lavoro dignitoso, ma anche per creare un futuro sostenibile e resiliente”.

Esistono disuguaglianze significative tra regioni in termini di ‘stato sociale’. L’Europa e l’Asia centrale hanno i tassi di copertura più alti, con l’84% delle persone coperte da almeno una prestazione. Anche le Americhe sono sopra la media globale, con il 64,3%. L’Asia e il Pacifico (44%), gli Stati arabi (40%) e l’Africa (17,4%) presentano notevoli divari di copertura. Nel mondo, la maggior parte dei bambini non beneficia di un’effettiva copertura di protezione sociale — solo un bambino su quattro (il 26,4%) riceve un sussidio. Nel mondo, solo il 45% delle madri con neonati prende un assegno di maternità. Solo una persona su tre con gravi disabilità (il 33,5%) ottiene un sussidio di invalidità. La copertura delle indennità di disoccupazione è ancora più bassa; solo il 18,6% dei lavoratori disoccupati nel mondo è effettivamente coperto. E, nonostante il 77,5% delle persone in età pensionabile riceva una qualche forma di pensione di vecchiaia, persistono disparità notevoli tra regioni, tra aree rurali e urbane, nonché tra donne e uomini.

Anche la spesa pubblica per il welfare varia in modo significativo. In media, i paesi spendono il 12,8% del loro Pil per la protezione sociale (esclusa la salute). I paesi ad alto reddito mettono sul piatto il 16,4% e quelli a basso reddito solo l’1,1%. A ciò occorre aggiungere che il divario di finanziamento dei sistemi di welfare (la spesa aggiuntiva necessaria per garantire almeno la protezione sociale minima per tutti) è aumentato di circa il 30% dall’inizio della crisi del Covid.

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