Usa-Cina e la guerra tecnologica

Gli Stati Uniti ora mirano a fare a tutta la Cina quello che hanno fatto a Huawei. A seguito dell'annuncio del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti di nuove severe restrizioni sulle vendite di semiconduttori avanzati e altri beni high-tech statunitensi alla Cina, la rivalità sino-americana è entrata in una nuova importante fase. Anche nelle migliori circostanze, la Cina avrà grosse difficoltà ad adattarsi alla sua nuova realtà.

Usa-Cina e la guerra tecnologica

Oltre ad affrontare le ricadute della guerra aperta nell’Europa orientale, il mondo sta assistendo all’inizio di una guerra economica su vasta scala tra Stati Uniti e Cina sulla tecnologia. Un conflitto che si sta intensificando rapidamente. All’inizio di ottobre, il Dipartimento del commercio degli Stati Uniti ha introdotto nuove severe restrizioni sulla vendita di semiconduttori avanzati e altri beni high-tech statunitensi alla Cina.

Inoltre, alla fine di agosto, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha firmato il Chips Act, che include sussidi e altre misure per rafforzare l’industria nazionale americana dei semiconduttori che sono, e rimarranno, al centro dell’economia del ventunesimo secolo.

Senza microchip, i nostri smartphone non esisterebbero, le auto non si muoverebbero, le reti di comunicazione non funzionerebbero, qualsiasi forma di automazione sarebbe impensabile e la nuova era dell’intelligenza artificiale in cui stiamo entrando rimarrebbe roba da romanzi di fantascienza.

Controllare la progettazione, la fabbricazione e le catene del valore che producono questi componenti sempre più importanti della nostra vita è quindi della massima importanza. La nuova guerra dei chip è dunque un conflitto per il controllo del futuro.

La catena del valore dei semiconduttori è iper-globalizzata, ma gli Stati Uniti e i loro più stretti alleati controllano tutti i nodi chiave. La progettazione dei chip è fortemente concentrata in America, la produzione non sarebbe possibile senza attrezzature avanzate dall’Europa ma la fabbricazione dei chip più innovativi – compresi quelli che sono fondamentali per l’intelligenza artificiale – si trova esclusivamente in Asia orientale. Il giocatore di gran lunga più importante è Taiwan, ma anche la Corea del Sud ricopre un ruolo chiave.

Nella sua ricerca della supremazia tecnologica, la Cina è diventata sempre più dipendente da questi chip e il suo governo si è sforzato di aumentare la produzione interna e raggiungere l’autosufficienza. Negli ultimi anni, Pechino ha investito massicciamente per costruire le proprie capacità di progettazione e produzione di semiconduttori. Ma, sebbene alcuni progressi sono stati compiuti, la Cina resta anni indietro rispetto agli Stati Uniti; e, soprattutto, i chip più avanzati sono ancora fuori dalla portata della Cina.

D’altronde, la guerra economica è pur sempre una guerra. Sono passati due anni da quando gli Stati Uniti hanno vietato tutte le vendite di chip avanzati al gigante cinese delle telecomunicazioni Huawei, che all’epoca era il fiore all’occhiello tecnologico globale della Cina. I risultati sono stati drammatici.

Dopo aver perso l’80% della sua quota di mercato globale per gli smartphone, Huawei non ha avuto altra scelta che vendere la sua unità smartphone, Honor, e riorientare la sua missione aziendale. Con la loro ultima mossa, gli Stati Uniti ora mirano a fare a tutta la Cina quello che hanno fatto a Huawei.

Questa drammatica escalation della guerra tecnologica è destinata ad avere conseguenze economiche e politiche altrettanto drammatiche, alcune delle quali saranno evidenti immediatamente e alcune delle quali richiederanno del tempo per materializzarsi. Per aggirare le sanzioni, la Cina molto probabilmente ha fatto scorta di chip e sta già lavorando per creare nuove reti sofisticate.

Tuttavia, le nuove sanzioni sono così ampie che, nel tempo, quasi certamente colpiranno pesantemente non solo il settore high-tech cinese, ma anche molte altre parti della sua economia. Un’azienda europea che esporta ora in Cina deve essere doppiamente sicura che i propri prodotti non contengano chip collegati agli Stati Uniti. E, a causa della natura globale della catena del valore, anche molti chip provenienti da Taiwan o dalla Corea del Sud saranno off-limits.

L’obiettivo ufficiale della politica statunitense è quello di tenere i chip avanzati fuori dalle mani dell’esercito cinese. Ma il vero effetto sarà quello di limitare lo sviluppo della Cina nei settori che saranno fondamentali per il potere nazionale nei decenni a venire.

La nuova guerra dei chip elimina ogni dubbio residuo sul fatto che stiamo assistendo a un più ampio disaccoppiamento sino-americano. Questo sviluppo avrà implicazioni di vasta portata – solo alcune delle quali prevedibili – anche per il resto dell’economia globale.

Per quanto spaventosa sia la guerra in stile ventesimo secolo della Russia, le vere fonti di potere attualmente non risiedono nella conquista territoriale. I paesi più potenti saranno quelli che padroneggiano i domini economici, tecnologici e diplomatici.

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