L’ex Scandinavia dell’Asia meridionale è la nuova Argentina?

Lo Sri Lanka è stato a lungo soggetto all’instabilità macroeconomica a causa di profonde divisioni sociali e politiche. Il neoeletto presidente, Gotabaya Rajapaksa, riuscirà a promuovere politiche più inclusive?

L’ex Scandinavia dell’Asia del sud è la nuova Argentina?

Lo Sri Lanka è stato a lungo soggetto all’instabilità macroeconomica a causa delle sue profonde divisioni sociali e politiche.

Negli anni successivi all’indipendenza del 1948, i progressi sui principali indicatori sociali come la povertà, la mortalità infantile e l'istruzione primaria avevano portato lo Sri Lanka molto più avanti degli Stati più prossimi - India, Pakistan e Bangladesh. Ma, come un serpente sottotraccia, per diversi decenni le divisioni e i conflitti interni al paese hanno infettato questo paradiso nell’Oceano Indiano, rendondolo incline all’instabilità macroeconomica.

Tale incertezza, tuttavia, riflette profondi fattori sociali e politici. Persino Milton Friedman, noto sostenitore dell’idea che l’inflazione è “sempre e ovunque un fenomeno monetario”, ha ammesso che il livello dei prezzi al consumo è determinato da cause sociali più profonde.

E così, lo Sri Lanka ha trascorso la maggior parte degli ultimi quattro decenni sotto la “tutela” dei programmi di stabilizzazione macroeconomica con il Fondo monetario internazionale.

In sostanza, le patologie macroeconomiche derivano da conflitti su come dividere la torta dell’economia. A meno che questi conflitti non vengano risolti, prima o poi portano a deficit fiscali insostenibili, indebitamento estero eccessivo, inflazione e instabilità del tasso di cambio. Ovvero, ciò che è accaduto al paese asiatico, attanagliato da laceranti differenze ideologiche, etniche, linguistiche e religiose.

Questi conflitti hanno determinato anche un pesante tributo economico. Il sistema fiscale fa acqua da tutte le parti. In Sri Lanka, il rapporto tra entrate fiscali e Pil è inferiore al 12%, con le imposte sul reddito che rappresentano meno di un quarto del totale: si tratta di percentuali straordinariamente basse, data la relativa prosperità del paese.

E visto che le entrate (fiscali) erano insufficienti per coprire la spesa pubblica, lo Sri Lanka ha contratto una serie di prestiti all’estero nella prima parte di questo secolo, spingendo il suo rapporto debito/esportazioni al 270%.

Un altro fattore che ha contribuito alla vulnerabilità dello Sri Lanka è stato il forte rallentamento delle esportazioni a partire dal 2000, quindi ben prima del crollo del commercio mondiale. Lo Sri Lanka si stava deglobalizzando da quasi un decennio, mentre il resto del mondo era iper-globalizzante.

Resta a questo punto da vedere quale direzione politica prenderà il paese con il nuovo presidente Gotabaya Rajapaksa: riuscirà a evitare il tracollo di quella che un tempo era considerata la Scandinavia dell’Asia meridionale?

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