La spesa sanitaria in Italia è ai minimi dagli anni ‘90

La quota destinata al settore sanitario pubblico è progressivamente scesa dal 2008

La spesa sanitaria è ai minimi dagli anni ‘90

Nel 2019 sono stati spesi dalle Amministrazioni pubbliche quasi 479 miliardi per sollevare le famiglie da rischi, eventi o bisogni inclusi nella protezione sociale. Lo rileva l’Istat.

La maggior parte delle prestazioni sociali erogate in Italia - l’intero sistema viene finanziato con risorse che provengono per il 52% da imposte e per il 48% da contributi sociali - riguardano la previdenza sociale (66,3%), il 22,7% prestazioni di tipo sanitario e solo l’11% di assistenza sociale. 

Negli anni ’90, la previdenza pesava ancora di più, il 71%, a discapito soprattutto dell’assistenza (circa il 7%). E a partire dal 2008 il peso della componente sanitaria si è gradualmente ridotto fino a tornare nel 2019 ai livelli degli anni ‘90.

Nel complesso, dal 1995 a oggi, la spesa per prestazioni sociali è più che raddoppiata e nel 2019 è pari a 2,3 volte quella del 1995. Con questi numeri l’Italia si attesta sui livelli medi dell’Ue, dove tuttavia la forbice resta ampia. Se si prende in considerazione la spesa procapite, si va dai 20.514 euro del Lussemburgo ai 1.211 della Bulgaria. Il nostro Paese si attesta a 8.041 euro (dati 2017).

I paesi europei hanno dedicato in media alla vecchiaia il 40,5% di tutte le prestazioni sociali erogate nel 2017, in Italia molto di più, il 48,8%. Le prestazioni per malattia/salute seguono con il 29,7% nell’Ue, ma sono solo il 23,1% in Italia.

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