Draghi: “Tra i paesi dell’Ue, solo l’Italia è favorevole allo status di candidato all’Ucraina”

Il presidente del Consiglio: “Sul price cap siamo stati accontentati. L’Italia non esce penalizzata dall’accordo sul petrolio. Sono dieci anni che sostengo che è necessario creare una capacità fiscale centrale a livello europeo. L’Eni ha spiegato molto bene perché non viola le sanzioni. I Paesi che rischiano carestie si sentiranno traditi e non verranno mai dalla parte dell’alleanza. La crescita dell’inflazione penalizza le famiglie più povere”.

“Lo status di candidato trova l’obiezione di quasi tutti i grandi Stati dell’Ue, tutti direi, esclusa l’Italia. Lo status di candidato al momento non è prevedibile per l’opposizione di questi Paesi ma immaginare un percorso rapido per l’Ucraina sì. E mi sembra che anche la Commissione sia d’accordo”. Lo ha detto il premier Mario Draghi in conferenza stampa rispondendo ad una domanda sulla possibile assegnazione dello status di candidato per l’Ue all’Ucraina già al Consiglio europeo di giugno.

Price cap

Il presidente del Consiglio poi spiega con soddisfazione: “Sul funzionamento del mercato dell’energia e sui prezzi alti siamo stati accontentati. La Commissione ha ricevuto ufficialmente mandato per studiare la fattibilità del price cap (il tetto ai prezzi per cui l’Italia spinge, ndr)”.

Petrolio

Intanto, inizia a prendere piede l’accordo interno all’Unione sull’embargo al petrolio russo. “L’accordo sulle sanzioni è stato un successo completo. Immaginare di essere uniti sull’embargo a circa il 90% del petrolio russo qualche giorno fa non sarebbe stato credibile”. E “l’Italia non esce assolutamente penalizzata dall’accordo sul petrolio. Anche per noi l’obbligo scatta entro fine anno”.

Unione fiscale

“Sono dieci anni che sostengo che è necessario creare una capacità fiscale centrale. Certo è che fino al Next Generation Eu non si era fatto niente. E quello è stato un messaggio importantissimo. La solidarietà prima non si vedeva e in quell’occasione si è vista. È un precedente che è impossibile dimenticare e mi aspetto che verrà utilizzato. I bisogni sono tanti ed è impensabile che possano essere affrontati solo con i bilanci nazionali”, ha aggiunto Draghi.

Eni

“L’Eni ha spiegato molto bene perché può pagare e non viola le sanzioni. La cosa, credo di capire, è che i russi hanno fatto delle condizioni di pagamento diverse. In alcuni casi hanno chiesto il pagamento di rubli e basta. Nel nostro caso la fornitura si intende pagata quando il pagamento viene fatto in euro. La conversione in rubli viene fatta da un agente di Gazprom, non legato alla Banca centrale russa”, ha spiegato il premier.

l porti e il grano

L’altro, importante punto all’ordine del giorno al Consiglio Europeo è l’apertura dei porti ucraini per poter sbloccare le esportazioni delle oltre 20 milioni di tonnellate di grano che rischiano di affamare mezzo pianeta. Draghi sintetizza così la situazione: “L’Onu lavora per aprire i porti. Russi e ucraini sostengono che a minarli siano stati gli altri, l’importante è che vengano sminati. E bisogna soprattutto essere certi che le navi portino grano, e non armi”.

Geopolitica

“Non si può perdere la battaglia sulla sicurezza alimentare - ha dichiarato Draghi - altrimenti i Paesi che rischiano carestie e che già non stanno con l’Occidente si sentiranno traditi e non verranno mai dalla parte dell’alleanza”.

Italia

Poi il premier ha analizzato la situazione macroeconomica italiana, partendo dall’assunto che il massimo impatto delle sanzioni sarà in estate. “La crescita dell’inflazione (l’Istat segnala che a maggio, dopo il rallentamento di aprile, l’inflazione torna ad accelerare salendo del 6,9%, un livello che non si registrava da marzo 1986) penalizza le famiglie più povere, continueremo a fare quanto necessario per aiutare i più deboli e le imprese. Governo, sindacati e imprese lavorino insieme”, ha concluso.

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