
Romania: la rimonta pro-Europa di Nicușor Dan
In un’elezione carica di tensioni geopolitiche e disinformazione, il centrista Nicușor Dan ha conquistato la presidenza rumena con il 53,6% dei voti, superando l’ultranazionalista George Simion, che si era imposto al primo turno con il 40,96% . Dan, sindaco di Bucarest e sostenitore convinto dell’integrazione europea, ha beneficiato di un’ampia mobilitazione civica, con un’affluenza al 65%, la più alta degli ultimi 25 anni .
La sua vittoria rappresenta una svolta significativa per la Romania, che ha vissuto mesi di instabilità politica dopo l’annullamento delle elezioni del 2024 a causa di interferenze russe a favore del candidato filo-Mosca Călin Georgescu. Dan ha promesso riforme economiche e una lotta decisa alla corruzione, riaffermando l’impegno del paese verso l’UE e la NATO.
Portogallo: il centrodestra vince, ma l’estrema destra avanza
In Portogallo, le elezioni legislative anticipate hanno visto la vittoria della coalizione di centrodestra Alleanza Democratica (AD), guidata da Luís Montenegro, che ha ottenuto il 32,10% dei voti e 86 seggi su 230 . Tuttavia, l’ultradestra di Chega, guidata da André Ventura, ha registrato un exploit, raggiungendo il 22,56% e conquistando 58 seggi, contendendosi il ruolo di principale forza di opposizione con il Partito Socialista, in calo al 23,38%.
Il successo di Chega riflette un crescente malcontento verso i partiti tradizionali e una richiesta di cambiamento da parte dell’elettorato. Ventura ha dichiarato la fine del bipartitismo post-Rivoluzione dei Garofani, sottolineando la necessità di stabilità per il paese. Il Partito Socialista, guidato da Pedro Nuno Santos, ha subito un duro colpo, portando alle sue dimissioni e all’annuncio di elezioni interne per la leadership del partito.
Europa tra speranze e incertezze
Le elezioni in Romania e Portogallo evidenziano le tensioni che attraversano l’Europa: da un lato, la riaffermazione dei valori europeisti e democratici; dall’altro, l’ascesa di forze populiste e nazionaliste che mettono in discussione l’ordine politico tradizionale.
