Brexit, Bank of England: "Rischiamo la peggiore crisi dal 1945"

Secondo il governatore della Banca centrale, in caso di "no deal", l'economia britannica si contrarrebbe dell'8% soltanto nel 2019

Brexit, Bank of England: "Rischiamo la peggiore crisi dal 1945"
Mark Carney, governatore della Bank of England dal 2013

"Potrebbe aspettarci la peggiore crisi dopo la Seconda Guerra mondiale". La previsione choc è del governatore della Banca centrale britannica, il canadese Mark Carney, qualora il Parlamento bocciasse l'accordo faticosamente raggiunto da Theresa May con Bruxelles per trascinare Londra fuori dall'Ue.

Le cifre snocciolate da Carney sono abnormi. In caso di "no deal", il peggior scenario possibile, l'economia britannica si contrarrà dell'8% soltanto nel 2019. Un calo impressionante, se si pensa che durante la crisi del 2008 il Pil del Regno Unito scese "soltanto" di 6,25 punti. Ma non è tutto qui: la sterlina crollerà del 25%, il prezzo delle case andrà giù del 30% e la disoccupazione raddoppierà. Per trovare una catastrofe simile, secondo Carney, bisogna appunto tornare al 1945

Certo, i favorevoli ad una hard-Brexit potranno dire che la Banca centrale non è credibile visto che non è stata neanche in grado di prevedere la grave recessione del 2008. Ma è anche vero che le valutazioni della Bank of England non tengono conto di due fattori che potrebbero nel prossimo stravolgere la struttura dell’economia (non soltanto Britannica): l’automazione e i cambiamenti climatici.

Ma senza andare troppo in là con il tempo, i cittadini britannici attendono l’esito parlamentare dell’11 dicembre che deciderà le sorti dell’intesa May. La premier intanto incassa un altro duro colpo, reso poi ancora più pesante dall’ammissione del ministro dell’Economia, Philip Hammond: "Qualsiasi piano di uscita, incluso quello della premier, renderà il Regno Unito più povero, rispetto a ora come membro dell'Ue".

Qualora passi in Parlamento, l'accordo May farà comunque calare il Pil del 3,9% nei prossimi 15 anni, come ha riconosciuto il Governo.

La valutazione diffusa dalla Bank of England ha indotto anche il Labour ha un repentino cambio di strategia. Jeremy Corbyn e il suo vice John McDonnell, nel caso in cui l’intesa May fosse bocciata, non pensano più a nuove elezioni. Sta, invece, tornando l’idea di un secondo referendum. Opzione data per impossibile fino a pochi giorni fa.

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