
Keir Starmer ha individuato il suo avversario numero uno: Nigel Farage. Il leader laburista dipinge il capo di Reform UK come una minaccia per la democrazia e l’economia britannica, e costruisce intorno a lui una coalizione anti-populista. Ma l’operazione potrebbe rivelarsi rischiosa: anche Donald Trump, nel 2016, era stato ritenuto “facile da battere”.
Duro scontro sulla classe operaia
A St Helens, in una fabbrica simbolica, Starmer ha lanciato la sfida: Farage è un falso difensore dei lavoratori, un ex broker della City che cavalca le guerre culturali. E lo accusa di essere una nuova Liz Truss, pronto a far deragliare i conti pubblici con promesse insostenibili. Ma il pubblico ascolta?
Farage, sempre meno tossico
I sondaggi mostrano un trend chiaro: Farage resta divisivo, ma piace sempre di più. Lo considerano coraggioso, onesto, dalla parte dei lavoratori. E mentre Starmer precipita nei consensi, il populista si risolleva e conquista il cuore dell’elettorato giovane e rurale.
La strategia del “Progetto Paura” può fallire
Come accadde nel referendum Brexit, l’approccio “contro” rischia di rafforzare l’outsider. “La gente preferisce votare per qualcosa, non contro qualcuno”, avverte un alleato di Farage. E intanto la riforma del welfare e l’immigrazione diventano nuovi campi di battaglia che dividono anche il centro-sinistra.
Pressioni a sinistra e ritorno ai valori laburisti
Starmer ha irrigidito il discorso su migranti e spesa pubblica per tenere il centro, ma ora cerca di riavvicinarsi alla base. Parla di giustizia sociale, promette di ripensare ai tagli ai pensionati e alle famiglie numerose. Secondo alcuni, è il primo passo per riconnettersi ai valori originari del Labour.
Una sfida esistenziale per il Regno Unito
Starmer vuole diventare il baluardo contro l’avanzata della destra radicale. Ma per riuscirci dovrà raccontare un’alternativa credibile, non solo attaccare l’avversario. Perché se Farage smette di essere visto come tossico, il vero rischio per il Labour è che la paura non basti più.