Restano solo 11 anni per mitigare gli effetti del cambiamento climatico

L’Onu: “Limitare il riscaldamento climatico non basta, bisogna adattarsi. Alcuni danni sono irreversibili”. Il problema è che i governi nazionali hanno predisposto a livello globale pacchetti di stimolo fiscale per un valore complessivo pari a 16.700 miliardi di dollari, ma solo una piccola parte di questi incentivi sono stati indirizzati all’adattamento

Restano solo 11 anni per mitigare gli effetti del cambiamento climatico

Se l’attuale tasso di emissioni legate al carbonio continuerà con il trend attuale, abbiamo appena 11 anni di tempo prima di dire addio alla possibilità di mantenere la temperatura globale sotto +1,5 gradi, come già scritto sin dagli Accordi di Parigi. Quello che arriva nel pieno dei negoziati della Cop26 in corso a Glasgow è un avvertimento firmato da quasi 100 scienziati di circa 70 centri di ricerca e istituzioni internazionali in cinque diversi continenti. Una corsa dunque folle contro il cambiamento climatico ma che potrebbe non bastare. Il Rapporto 2021 sul gap di adattamento: la tempesta in arrivo elaborato dall’Agenzia per l’ambiente dell’Onu (Unep) evidenzia che quella corsa l’abbiamo già in parte persa perché alcune conseguenze della crisi climatica sono irreversibili: quindi, oltre a cercare di limitare il riscaldamento globale, sarà indispensabile adattarsi.

Infatti, secondo l’agenzia Onu, ci sono prove che indicano come l’obiettivo di rimanere entro +1,5 gradi centigradi entro fine secolo sarà probabilmente mancato (secondo alcune stime l’incremento potrebbe sfiorare i 3 gradi), ma anche se lo centrassimo alcuni impatti del cambiamento climatico sono già irreversibili e ci accompagneranno per molti decenni. In pratica, se da un lato il mondo sta cercando di intensificare gli sforzi per ridurre le emissioni di gas serra (sforzi non ancora abbastanza incisivi), dall’altro la crescita degli impatti climatici sta superando di gran lunga il nostro sforzo per adattarvisi, avverte l’Unep.

I governi nazionali hanno predisposto a livello globale pacchetti di stimolo fiscale per un valore complessivo pari a 16.700 miliardi di dollari, ma solo una piccola parte di questi incentivi sono stati indirizzati all’adattamento, cioè a interventi per prevenire i danni degli eventi meteo estremi (come siccità, tempeste, incendi, alluvioni). Per l’Unep, “un’occasione ampiamente persa”. Soprattutto per i paesi meno ricchi che, sebbene siano quelli che emettono mediamente meno CO2, subiscono maggiormente il surriscaldamento del Pianeta. I costi stimati per l’adattamento ai cambiamenti climatici nei paesi in via di sviluppo sono da cinque a dieci volte superiori agli attuali flussi finanziari pubblici (quasi 80 miliardi nel 2019) e i dati disponibili indicano che il divario finanziario per l’adattamento si sta ampliando.

Di qui, il monito lanciato dall’Unep a proposito delle misure finanziarie comunicate in questi giorni alla Cop26 - il riferimento è al cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, il quale ha dichiarato il 3 ottobre che 450 istituti finanziari, con sede in 45 paesi e presenti nei 6 continenti, si sono impegnati a rispettare i termini dell’Accordo di Parigi e a attuare la transizione verso una finanza ‘verde’ dal 2023, per raggiungere la neutralità carbonio nel 2050: ben vengano gli annunci su migliaia di miliardi di dollari in possibili finanziamenti o alleanze globali di investitori privati; occorre tuttavia che tutti i soldi promessi siano effettivamente resi disponibili e che i progetti per mitigare gli effetti del riscaldamento climatico diventino realtà al più presto. Per mitigare, non invertire, la rotta.

Si tratta in ogni caso di cifre astronomiche che non convincono tutti. Secondo l’organizzazione no profit francese Reclaim Finance, nessuna delle sotto alleanze che compongono il gruppo dei 450 istituti richiede ai firmatari di interrompere i finanziamenti alle fonti fossili. E da Parigi 2015, le banche mondiali hanno incanalato 4 mila mld di dollari in petrolio, gas e carbone. Ben 500 mld solo quest’anno, secondo i dati Bloomberg.

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