Il Brasile è il quinto paese al mondo per inquinamento dell’aria.
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Il paese sudamericano conquista il quinto posto tra i paesi del mondo più inquinati. Lo stabilisce l’indice del World’s Air Quality in funzione dal 2007. A rendere l’aria irrespirabile sono spesso gli incendi incontrollati nella foresta Amazzonica appiccati per fare affari. Roghi che spesso sfuggono di mano e divorano il polmone verde del mondo. Fiamme dalle quali salgono colonne di fumo che coprono il cielo delle città brasiliane. Sono oltre 14mila gli incendi nella prima metà di agosto, il 25,8% in più rispetto a luglio.
Ci sono poi i cambiamenti climatici e il Niño. È oramai innegabile che la terra si sta riscaldando più rapidamente che mai, per via delle enormi quantità di gas serra nell’atmosfera per l’intervento dell’uomo e l’uso di carbone, petrolio e gas. In Amazzonia i livelli dei fiumi sono i più bassi degli ultimi 120 anni. Una minaccia grave per i circa 30 milioni di persone che vivono nel bacino in Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Perù, Venezuela, Suriname, Guyana, e Guyana francese.
Altro disastro ambientale, il più grande forse nella storia costiera brasiliana, è lo sversamento di olii petroliferi e catrame. Dal 2019 secondo l’ultimo bilancio dell’Istituto brasiliano per l’ambiente (Ibama), sono 124 le spiagge del nord-est del Brasile nere come la pece. La marea nera ha infatti colpito nove Stati e due mila chilometri di sabbia e rocce. Le conseguenze non sono difficili da immaginare: danni alla salute delle persone, irreversibile distruzione della barriera corallina e alla fauna marina.