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In Germania, chi comanda davvero nelle grandi aziende? Secondo il sociologo Michael Hartmann, oltre l’80% dei top manager proviene dal 3-4% più ricco della popolazione. Il concetto di “scalata sociale” è più retorica che realtà: negli ultimi 100 anni, i dirigenti provenienti da classi popolari sono aumentati di appena il 2,5%.
Diversità a parole, non ai vertici
Nonostante i programmi DEI (Diversità, Equità, Inclusione) e le quote rosa, la leadership resta appannaggio maschile e privilegiato. Le donne e le persone con background migratorio, quando emergono, spesso provengono da ambienti ancora più elitari dei loro colleghi maschi. “Non ci si può permettere di avere due ostacoli”, spiega Hartmann.
Il vero ostacolo? L’origine sociale
Il sistema scolastico tedesco accentua il divario: l’80% dei figli di accademici accede all’università, contro il 25% di quelli delle famiglie operaie. Ma anche con gli stessi titoli, i figli dell’élite hanno 17 volte più chance di entrare nei Cda delle maggiori aziende rispetto a un pari grado della classe lavoratrice.
La meritocrazia si infrange sui dettagli
Non bastano lauree o dottorati. Anche l’accento, il modo di vestire e persino gli hobby possono determinare il successo. Chi assume tende a scegliere “persone che gli somigliano”, rafforzando un circolo chiuso e autoreferenziale.
Piccoli segnali, grandi ostacoli
Negli ultimi anni, qualche figlio della classe operaia ha sfondato il soffitto. Ma il prezzo lo paga la classe media, che viene progressivamente schiacciata. Nel complesso, la percentuale di dirigenti provenienti da ambienti d’élite è rimasta immutata.
Una questione (anche) economica
Secondo PageGroup, la mancanza di mobilità sociale costa alla Germania 25 miliardi di euro l’anno in mancata crescita del Pil. McKinsey stima che l’intera UE potrebbe guadagnare fino a 1,3 trilioni di euro con politiche più inclusive.
Quote sociali: l’unica via?
Ci sono eccezioni, come l’ex Ceo di Siemens Joe Kaeser, figlio di un operaio. Ma Hartmann avverte: “Sono così rare che diventano aneddoti mitizzati”. L’unica soluzione? Quote legali per compensare i privilegi sociali. Misura impopolare, certo, “ma niente altro finora ha funzionato”.