
I dati ufficiali del Dipartimento del Lavoro parlano chiaro: nel mese di giugno gli Stati Uniti hanno creato 147 mila nuovi posti di lavoro, battendo ampiamente le stime degli analisti, che si fermavano a 110 mila. Il tasso di disoccupazione è sceso al 4,1%, migliorando il dato di maggio (4,2%) e smentendo le previsioni che lo davano in lieve rialzo.
Le richieste di sussidi? Giù anche quelle
Il dato è confermato anche sul fronte dei sussidi settimanali alla disoccupazione: solo 233 mila nuove richieste, ben al di sotto delle 241 mila attese dal mercato. Un ulteriore segnale di solidità per il mercato del lavoro americano, che segna così il 54° mese consecutivo di crescita occupazionale.
I dazi agitano le acque, ma non bloccano la crescita
Nonostante il tira e molla della Casa Bianca sui dazi — con Trump che ha minacciato un +50% sulle importazioni dall’Unione Europea, salvo rinviare la misura al 9 luglio — l’economia sembra per ora ignorare le incertezze geopolitiche. Gli accordi con Regno Unito, Cina e Vietnam aiutano a contenere le tensioni, ma l’assenza di un’intesa con Bruxelles resta un nodo da sciogliere.
Reazione dei mercati: borse in festa, T-bond sotto pressione
Il boom occupazionale ha avuto un effetto immediato sui mercati: le borse hanno reagito con entusiasmo, mentre i prezzi dei titoli di Stato sono calati bruscamente. Il rendimento del decennale è balzato al 4,34% (dal 4,293%), mentre quello a 30 anni ha raggiunto il 4,849%. Un segnale chiaro: gli investitori credono meno nella possibilità di un taglio dei tassi da parte della Fed a luglio.
Un’economia che corre da sola
Il messaggio è chiaro: l’economia americana, almeno per ora, sembra più forte delle incertezze politiche e delle strategie “muscolari” dell’ex presidente Trump. Il lavoro cresce, i consumi tengono, e la fiducia dei mercati regge. Ma quanto durerà questa corsa?