Il gioco pericoloso di Putin: tenere l’Europa sul filo del rasoio

Il gas della discordia e la Dis-Unione europea. I paesi membri, tenuti in scacco dal capo del Cremlino, alla ricerca solitaria dell’oro blu in giro per il mondo

Il gioco pericoloso di Putin: tenere l’Europa sul filo del rasoio

Oggi, 31 marzo, sarebbe dovuta scadere la settimana di tempo data da Putin alle imprese russe del gas per capire come farsi pagare direttamente in rubli. E anche se il Cremlino ha fatto sapere che non chiederà “immediatamente” pagamenti in rubli, la richiesta (che i leader dell'Ue, con in testa la Germania, e del G7 hanno denunciato come una “palese violazione contrattuale”) rimane nell’aria.

Dopo l’annuncio di Berlino il prezzo del gas in Europa, già cinque volte più alto rispetto a un anno fa, è aumentato ancora (+14%), salvo poi tornare a scendere giovedì (31 marzo), mettendo sotto pressione i governi europei che sulle sanzioni sono sempre più divisi, temendo a loro volta opinioni pubbliche spaventate dalle bollette. Anche perché, insieme al prezzo del gas, sale quello dell’elettricità.

La Germania dipende dalla Russia per il 50% del suo gas (seguita dall’Italia con il 42%). In caso di interruzione delle forniture russe, i prezzi alle stelle costringerebbero le imprese energivore tedesche (acciaio, chimica, carta...), il cuore pulsante dell’economia comunitaria, a interrompere la produzione nel giro di tre settimane. E anche se alcuni economisti tedeschi stimano un possibile “colpo” al Pil europeo non enorme, del 2-3%, i timori aumentano.

Mentre i governi dell'Ue più esposti provano a fare da soli andando a caccia di gas per il mondo, anziché lavorare ad acquisti europei comuni, Mosca continua a vivere di rendita. Questo mese le entrate russe dal gas venduto all’Europa sfiorano gli 11 miliardi, del 30% più alte rispetto a febbraio malgrado (o forse proprio grazie a) l’invasione. Così il rublo recupera buona parte delle perdite dell’ultimo mese (da –50% a –12% sul dollaro).

Tuttavia, il mercato valutario russo è “in coma autoindotto” (così si è espresso il Wall Street Journal). E Mosca stessa ammette che quest’anno registrerà un Pil negativo (–8%) e un'inflazione al 20%, che non si vedevano dalla crisi del 1998.

Da qui la parziale retromarcia della Federazione russa che ha fatto sapere di dover aspettare ancora del tempo prima di poter imporre il pagamento del gas in rubli. Ma per quanto ancora potremo permetterci di vivere sul filo del rasoio?

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