L’Europa paga alla Russia una bolletta energetica di 1 miliardo di euro al giorno

Ridurre la dipendenza energetica dalla Russia è necessario. Ma i costi (economici e ambientali) per gli europei saranno elevati. A cominciare dal ritorno, quantomeno nel breve periodo, al carbone. La strategia di Putin inoltre potrebbe far schiantare i bilanci delle aziende distributrici di energia in Europa

Paghiamo alla Russia una bolletta energetica di 1 mld di euro al giorno

L’Europa paga un conto alla Russia di quasi un miliardo di euro al giorno. È la somma di quanto al momento il Vecchio Continente corrisponde - in appena 24 ore - a Mosca per il gas (660 milioni) e il petrolio (350 mln). Una cifra astronomica, calcolata in uno studio realizzato dal think-tank Bruegel.

“Si tratta di un record storico, che viene battuto di giorno in giorno” spiega uno dei coautori dell’analisi Simone Tagliapietra all’Agi. Per capire quanto stanno lievitando i costi, bisogna fare il raffronto con inizio anno: ad esempio il 1 gennaio, per il gas l’Europa ha pagato alla Russia 190 milioni.

Per quanto riguarda il petrolio – spiega – “la stima è molto più complessa perché non esistono dati in tempo reale sulle importazioni europee dalla Russia. Abbiamo però preso la media del volume riferito all’anno scorso e moltiplicato per il valore del barile di greggio russo.” Il risultato è che ora per l’oro nero di Mosca l’Europa spende 350 milioni al giorno, circa il 30-40% in più rispetto all’inizio dell’anno.

Tagliapietra, poi, avverte: “Se mettiamo l’embargo all’energia russa, possiamo fare a meno del gas russo per il prossimo inverno ma soltanto mettendo in campo alcune strategie”. La sfida immediata è quella di riempire il più possibile gli stoccaggi prima del prossimo inverno. “Ci vuole ancora - spiega - un drastico taglio della domanda industriale”. E, come già accennato anche in Italia, “uno switch al carbone”. Qualsiasi azione “è sicuramente costosa (da vari punti di vista, ndr) ma inevitabile”.

In tutto questo emerge un dato apparentemente paradossale: nei sei mesi precedenti l’attacco, la Russia aveva ridotto il suo flusso verso l’Europa del 40% e ora invece è ritornata ai livelli normali. Ma i prezzi nel frattempo sono saliti sensibilmente. Il che mette l’Europa in un ‘cul de sac’.

Da un lato, c’è l’esigenza di accumulare il maggior numero di scorte possibili (per scongiurare il rischio di non disporre di abbastanza gas per il prossimo inverno), dall’altro le società private europee che distribuiscono l’oro blu sono trattenute dal procedere con acquisti ingenti a costi così elevati. Anche perché nulla esclude che Vladimir Putin possa giocare un altro ‘scherzetto’. Ovvero far crollare i prezzi solo dopo che le aziende europee hanno fatto il pieno, mettendo così in grave difficoltà i loro bilanci.

Cosa fare? Secondo Bruegel, occorre un impegno diretto dell’Ue, che potrebbe assumere la forma di un’assicurazione finanziaria contro tale scenario, rimborsando alle aziende la differenza nel caso in cui i prezzi finissero sotto i 70 euro/MWh alle porte del prossimo inverno.

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