
La manovra economica 2025 incassa nuove critiche dalle principali istituzioni italiane. Dalla Banca d’Italia alla Corte dei Conti, passando per l’Istat, il giudizio converge su un punto chiave: le misure fiscali non riducono le disuguaglianze e rischiano di produrre effetti collaterali su evasione e gettito.
Corte dei Conti: “Così si incentiva l’evasione sugli affitti brevi”
Per Mauro Orefice, presidente del coordinamento delle Sezioni riunite della Corte dei Conti, l’aumento dell’aliquota della cedolare secca dal 21% al 26% sulle locazioni brevi potrebbe rivelarsi un boomerang.
“La differenza di regime fiscale potrebbe incidere negativamente, incentivando il fenomeno delle locazioni brevi non dichiarate”, ha spiegato Orefice in audizione sulla legge di bilancio.
Un avvertimento che mette in dubbio l’efficacia della misura pensata per colpire i maxi-profitti da Airbnb e affitti turistici.
Rottamazione, vecchi errori che si ripetono
Anche sulla nuova rottamazione delle cartelle i giudizi sono tutt’altro che positivi.
Secondo Orefice, pur con un perimetro più ristretto rispetto al passato, la misura “sconta criticità già note”, tra cui “il rischio di ridurre la compliance fiscale e di trasformare l’Erario in un ‘finanziatore’ dei contribuenti morosi”.
In altre parole, lo Stato potrebbe finire per premiare chi non paga, scoraggiando i contribuenti onesti.
Bankitalia: “L’evasione resta un danno per tutti”
Sulla stessa linea la Banca d’Italia. “L’evasione fiscale danneggia la crescita e produce iniquità”, ha dichiarato Fabrizio Balassone, vicecapo del Dipartimento Economia e Statistica, durante l’audizione alle Commissioni Bilancio di Camera e Senato.
Balassone ha sottolineato che la nuova definizione agevolata “non ha accresciuto in passato l’efficacia del recupero di gettito”, generando perdite stimate fino a 1,5 miliardi nel 2026.
Nessun effetto concreto sulle disuguaglianze
Secondo via Nazionale, le misure a sostegno dei redditi “non comportano variazioni significative nella distribuzione del reddito disponibile”. Il taglio dell’Irpef per il secondo scaglione, infatti, favorisce soprattutto i redditi medio-alti, mentre gli effetti degli interventi di assistenza sociale, concentrati sui redditi bassi, “sono modesti”.
Istat: “L’85% dei vantaggi va ai più ricchi”
A confermare il quadro è anche l’Istat, secondo cui oltre l’85% delle risorse del taglio Irpef andrà ai due quinti più ricchi della popolazione.




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