L’Ue salva la Turchia: non è nella ‘black list’ dei paradisi fiscali

I ministri delle Finanze dell’Ue hanno aggiornato la lista dei paesi che ritengono non cooperino nella lotta contro l’evasione fiscale. Dopo un’accesa trattativa, nella lista grigia (raccoglie i paesi che si stanno adattando alle nuove regole ma lentamente) è stata inserita la Turchia

L’Ue salva la Turchia: non è nella ‘black list’ dei paradisi fiscali

I ministri delle Finanze dell'Unione europea hanno aggiornato martedì 18 febbraio una (doppia) lista dei paesi che ritengono non cooperino nella lotta contro l'evasione fiscale.

La prima è detta nera e raggruppa le giurisdizioni in netta violazione degli accordi internazionali. La seconda è detta grigia e raccoglie i paesi che si stanno adattando alle nuove regole, ma troppo lentamente. La Turchia è stata inserita in questa seconda lista.

Il governo turco ha negoziato con i paesi europei accordi bilaterali che prevedono lo scambio di informazioni in campo finanziario e fiscale. Per questo motivo la Commissione aveva proposto ai paesi membri di escluderla dalle due liste. La proposta comunitaria è stata oggetto di un acceso dibattito a livello diplomatico. Molti paesi si sono detti contrari per almeno due motivi.

Il primo è che la Turchia non ha un accordo bilaterale con Cipro, paese membro che Ankara non riconosce.

Il secondo motivo è che il governo turco ha deciso per ora di non applicare l’accordo bilaterale con cinque paesi membri nei quali vi è una nutrita comunità turca: Germania, Francia, Olanda, Belgio e Austria. Evidentemente, nonostante un’emigrazione che risale spesso agli anni ‘50 e ‘60, i turchi residenti in Europa continuano ad avere stretti rapporti finanziari con la madrepatria.

Secondo le informazioni raccolte a Bruxelles, alcuni paesi hanno chiesto che la Turchia fosse inserita nella lista nera. Il compromesso tra i 27 è stato di inserirla nella lista grigia. La Commissione non ha guardato solo al ruolo strategico della Turchia nel frenare l’arrivo di migranti dal Vicino MedioOriente, ma anche al fatto che l’inserimento della Turchia nella lista nera avrebbe congelato i finanziamenti della Banca europea per gli investimenti nel paese.

Oltre alla Turchia, a cui è stato dato tempo fino alla fine del 2020 per rispettare le regole internazionali, nella lista grigia sono stati inseriti Anguilla, Botswana, Santa Lucia (isola dei Caraibi), Australia, Marocco, Bosnia Erzegovina, Namibia, Giordania, Eswatini (l'ex regno di Swaziland), Maldive, Mongolia e Thailandia.

La lista nera prevede le Samoa statunitensi, le isole Cayman, Fiji, Seychelles e Vergini, Guam, Oman, Palau, Panama, Samoa, Trinidad e Tobago, e Vanuatu.

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