Il premier nel suo intervento al G20 della Cultura al Colosseo.

Il turismo vale il 13% del Pil e impiega 3,5 mln di persone. Nel Pnrr investiamo in questo settore quasi 7 mld di euro.

Mario Draghi (e due ‘errori’ imperdonabili)

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Il premier nel suo intervento al G20 della Cultura al Colosseo.
Il G20 della Cultura al Colosseo

Il sostegno alla cultura è cruciale per la ripartenza del Paese”. È quanto ha detto il premier nel suo intervento al Colosseo al G20 della Cultura. La conservazione del patrimonio – ha aggiunto il premier – “non deve essere sinonimo di immobilismo. È per questo che agli investimenti associamo un programma di riforme e semplificazioni. Dobbiamo permettere ai nostri giovani di liberare le proprie energie e il proprio dinamismo. E promuovere l’uso della tecnologia, ad esempio nella digitalizzazione di archivi e opere d’arte. Perché l’Italia sia, allo stesso tempo, custode di tesori e laboratorio di idee”.

Sulla stessa lunghezza d’onda si posiziona il ministro della Cultura. “Ci incontriamo in un momento cruciale – ha detto Dario Franceschini -. La pandemia ha reso ancora più evidente quanto siamo interdipendenti, quanto sia necessario che i Paesi lavorino insieme: perché problemi globali esigono risposte globali. Allo stesso tempo la pandemia ci ha anche fatto capire quanto la cultura sia la linfa delle nostre vite. Le piazze vuote, i musei chiusi come i cinema, i teatri, le biblioteche, hanno reso le nostre città tristi, spente. Per questo ora sappiamo che sarà la cultura la chiave della ripartenza, il motore di una crescita innovativa, sostenibile ed equilibrata”.

Dichiarazioni sostanzialmente condivisibili. Con due rilevanti eccezioni, però. Primo, i conti non tornano. Se il turismo vale il 13% del Pil, investire 7 miliardi su circa 200 appare un po’ sproporzionato (al ribasso). Secondo, basare (o puntare moltissimo) sul settore ‘cultura e turismo’ rischia per un’economia avanzata di rivelarsi una scelta quantomeno un po’ rischiosa. Perché? Nelle fasi anticicliche dell’economia è una delle prime spese ad esser tagliate. Sarebbe preferibile puntare innanzitutto su comparti non soltanto prociclici (cioè che vanno bene quando l’economia tira). Anche perché sappiamo che le fasi recessive non sono poi così sporadiche.

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