Verso una politica europea della Salute?

Draghi al vertice Ue: “Rapidità sui vaccini, e nessun perdono alle aziende inadempienti”. Sassoli: “Assolutamente contrario a ogni accordo bilaterale”. Pfizer: “Trattative con undici aziende con stabilimenti in Europa per aumentare la produzione”. E AstraZeneca precisa. “Non è la condivisione dei brevetti il problema”

Verso una politica europea della Salute?

Mario Draghi indica all’Europa la necessità di accelerare sui vaccini: durante la discussione dei leader Ue nel vertice in videoconferenza, il premier italiano ha rilevato che per rallentare la corsa delle mutazioni occorre aumentare le vaccinazioni. Secondo Draghi le aziende che non rispettano gli impegni non dovrebbero essere scusate. Poi, richiamando gli esempi del Regno Unito e degli Stati Uniti, che tengono per loro i vaccini, il presidente del Consiglio ha chiesto perché l’Europa non possa fare altrettanto. .

Prova a rispondere David Sassoli. “La via europea ci ha permesso di evitare la concorrenza tra i paesi europei e impedire che i paesi ricchi si accaparrassero la maggior parte dei vaccini. Sono fortemente contrario a qualsiasi accordo bilaterale - ha detto il presidente del Parlamento Ue -. I vaccini saranno una parte fondamentale della nostra ripresa a lungo termine e nessuno dovrà essere lasciato solo. Le case farmaceutiche dovrebbero onorare i loro obblighi contrattuali, ma dovremmo anche continuare ad agevolare tutte le soluzioni pratiche di concessione di licenze che permettano di accelerare la vaccinazione su grande scala. La pandemia dovrebbe portarci a una riflessione sul rapporto tra protezione della proprietà intellettuale e il massiccio finanziamento pubblico erogato per la ricerca a livello europeo. Siamo chiamati a costruire una politica europea della salute”.

La casa farmaceutica statunitense Pfizer ha intanto avviato trattative con undici aziende con stabilimenti in Europa per ampliare la produzione del suo vaccino anti-Covid. La maggior parte si trova in Germania, altre sono in Svizzera.

E AstraZeneca precisa. “Non è la condivisione dei brevetti il problema, ma incrementare la produzione – spiega l’amministratore delegato Pascal Soriot -. L’industria lavora h24 per aumentarla ma va capito che per produrre in un nuovo sito bisogna formare le persone, ci vuole transfer tecnologico, quindi non serve il brevetto se non sai come produrlo”.

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