La svolta di Visco: “Occorre un Recovery permanente”

Secondo Bankitalia, la ripresa si rafforza. La crescita può superare il 4%. Ma ora occorre rendere permanente il debito comune per il bilancio dell’Ue

La svolta di Visco: “Occorre un Recovery permanente”
Ignazio Visco, governatore di Bankitalia

L’attività economica in accelerazione, in virtù degli sforzi sanitari e della diffusione del vaccino, apre alla possibilità di vedere crescere il Pil più del 4% su base annua. È ancora necessario poter contare su misure coordinate tra politica monetaria (a livello della Bce) e fiscale per sostenere in modo più selettivo imprese e famiglie, e per limitare il pericolo di crescita dei tassi di interesse. È in estrema sintesi lo scenario disegnato dal governatore di Bankitalia, Ignazio Visco.

Un punto ancora più centrale sottolineato da Visco riguarda l’Ue. A Bruxelles, Bankitalia chiede ora “una capacita di bilancio comune, accompagnata dalla revisione delle regole per le finanze pubbliche nazionali” e fondata “sulla possibilità di una stabile emissione di debito, garantita da fonti di entrata autonome”. In altri termini, un Recovery permanente.

Ma torniamo alla ripresa. Visco evidenzia che per la prima volta in 20 anni è risalito in Italia il numero di persone in povertà estrema in un contesto nel quale donne, giovani e precari sono i più colpiti dalla perdita di lavoro. La ripresa, tuttavia, dovrà correre sulle sue gambe, perché “è certo che verrà meno lo stimolo, in parte artificiale, che oggi proviene da politiche macroeconomiche straordinarie ed eccezionali”.

Alle banche, il governatore ricorda che devono far “emergere in modo tempestivo e prudente” le perdite sui crediti senza aspettare la fine della moratoria, prolungata a fine anno, per evitare che questa renda “meno trasparenti i bilanci”. E lancia un avviso agli istituti di credito più piccoli che presentano “debolezze strutturali”.

Infine, una sottolineatura importante. Secondo Visco, dalla qualità complessiva del sistema dell’istruzione e di quello della formazione dipende la possibilità di accelerare l’inserimento nel mercato del lavoro e di favorire il miglioramento delle conoscenze lungo l’intera vita lavorativa. E ricorda che in Italia oltre 3 milioni di giovani tra i 15 e 34 anni non sono occupati, né impegnati nel percorso di istruzione o in attività formative (i cosiddetti Neet). Si tratta di quasi un quarto del totale, la quota più elevata tra i paesi dell’Ue.

In allegato la versione integrale dell’intervento di Ignazio Visco.


Intervento di Ignazio Visco
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