L’Eurozona potrebbe avere presto un nuovo spread

L’inflazione non è uguale in tutta Europa: sulla corsa dei prezzi al consumo si giocano ora gli equilibri della Bce

Potrebbe arrivare presto un nuovo spread

L’incredibile discesa dei tassi di interesse (giunti persino in territorio negativo) ha reso tecnicamente ‘sostenibile’ una mole di debito impensabile fino a poco tempo fa. L’Eurozona è così rapidamente arrivata a sfondare un livello medio di debito/Pil superiore al 100% in barba a quanto previsto dal Trattato di Maastricht (60% per debito/Pil, sebbene il Patto di stabilità sia stato sospeso dalla Commissione europea a causa della pandemia). Ma finché i tassi sono bassi ciò non dovrebbe costituire per Bruxelles un grosso problema.

Concreti segnali di rialzo dei tassi tuttavia giungono a più parti e le banche centrali di mezzo mondo si stanno preparando al momento in cui i tassi torneranno a salire. Non per caso nei giorni scorsi la Germania ha alzato la voce con la Bce, spiegando di non essere d’accordo con il mantenimento nel lungo periodo di tassi molto bassi.

Nel frattempo, un’altra variabile si è guadagnata la scena: il livello dei prezzi al consumo (correlati negativamente al costo di detenere moneta, ovvero i tassi di interesse). Francoforte ha spiegato che tollererà una ripresa dell’inflazione sopra il 2%, ma è una media di situazioni molto diverse tra Paesi. Che sarà non facile tenere insieme. Ecco allora che il nuovo spread nei prossimi mesi potrebbe diventare l’eterogeneo aumento dei prezzi al consumo tra i paesi dell’Eurozona al posto dei tassi sui bond sovrani.

I dati intanto evidenziano una chiara distinzione tra i paesi del Nord e del Sud Europa: nei primi l’inflazione ha ripreso a correre, spinta in particolare dal rialzo dei beni energetici, mentre nei secondi il ritmo di crescita appare più lento. Si tratta di una situazione temporanea o si sta verificando una frattura potenzialmente pericolosa nell’Eurozona tra Nord e Sud?

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